Demagogia verde


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Oggi è domenica, 6 febbraio 2000: la prima domenica di blocco del traffico privato nelle città, per la lotta contro l'inquinamento dell'aria.

Sono a casa, non per mia scelta. Essendomi appena rimesso dall'influenza, non posso affrontare una giornata invernale di nebbia e sole pallido andando in bicicletta o aspettando il solito autobus che non arriva mai. Le strade attorno a casa mia sono squallidamente deserte, perché il popolo di quelli che si fanno intervistare alla TV dicendo com'è bella la domenica senza automobili si trova solo in centro, non qui in periferia. Così come i musei aperti e le feste in piazza.

Oggi si festeggia, in realtà, l'imprevidenza e la superficialità dei politici, specialmente dei verdi. Questi blocchi del traffico sono manifestazioni di puro velleitarismo demagogico: è evidente che servono a poco per ridurre l'inquinamento, dato che la domenica il traffico è già comunque scarso, e si possono praticare soltanto perché sono appunto fatti eccezionali, da ogni punto di vista. Non hanno niente a che vedere con le possibili soluzioni del problema dell'inquinamento. Il fatto stesso che si facciano sconti sul biglietto dell'autobus, che si aprano i musei gratis, che si organizzino manifestazioni dimostra l'eccezionalità dell'evento, e quindi la sua inconsistenza non direi neppure come soluzione, ma come esperimento; nello stesso tempo, si maschera un pesante disagio arrecato alla popolazione con un'atmosfera festaiola assolutamente fasulla e, come dicevo, limitata al solo centro cittadino ed a poche migliaia di persone.

Stasera, dopo la fine del blocco, vi saranno probabilmente ingorghi di traffico sulle vie del rientro in città, dato che quelli che hanno deciso di trascorrere il fine settimana fuori sono costretti a rientrare tutti alla stessa ora. Parte della riduzione dell'inquinamento si perderà subito.

Il problema del deterioramento dell'ambiente è un perfetto esempio di questione insolubile nella nostra società. Non esistono, infatti, soluzioni facili, indolori e a breve termine: occorrerebbe invece una pianificazione su lunghi periodi e una decisa attività di governi e apparati legislativi che indirizzi l'economia verso una strada meno dannosa per il mondo in cui viviamo.

Oh, dimenticavo, oggi non si può dire che la politica deve frenare e indirizzare lo sviluppo economico!

Il mondo del capitalismo sfrenato e globalizzato può soltanto orientarsi verso la moltiplicazione delle produzioni inutili per l'uomo e nocive per l'ambiente, mentre i politici sono sempre più soltanto figure meschine, orientate esclusivamente alla prospettiva di vincere le prossime elezioni e sempre disposte a cedere agli interessi dei gruppi di pressione.

Ma tra i politici, i cosiddetti verdi sono il miglior esempio di incompetenza, superficialità e doppiezza. Si atteggiano a difensori dei diritti, e poi promuovono politiche di controllo stalinista sui comportamenti individuali; le loro politiche di protezione dell'ambiente, essendo prive di basi tecniche, si prestano alle strumentalizzazioni più banali da parte dell'industria. Le conseguenze delle loro iniziative sono spesso diametralmente opposte ai fini dichiarati.

Un buon esempio è, appunto, la politica dei trasporti. Le soluzioni antinquinamento adottate sui veicoli sono frutto della furberia dell'industria dell'automobile e di quella dei petroli, che le hanno imposte al solo scopo di aumentare il loro fatturato. Pensate all'aumento delle vendite di automobili, avvenuto in queste ultime settimane grazie alla campagna di stampa sulla prossima cessazione della vendita della benzina con piombo: molte persone sono state e saranno indotte a sostituire la loro automobile in nome della protezione dell'ambiente. Il risultato è soprattutto un ottimo affare per i costruttori. Le automobili che saranno sostituite sono vecchie ed appartengono a persone che non le cambiavano per problemi economici; queste persone vengono ingannate, facendo credere loro che le loro vetture non si possano usare senza la super. I telegiornali hanno parlato, tempo fa, di milioni di automobili da rottamare, quando in realtà nessuna vettura è da buttare per questo motivo, vedere il sito di Quattroruote.

La benzina verde attualmente in vendita è un orrido intruglio cancerogeno, molto più pericoloso delle benzine super con piombo degli anni passati. Oggi anche la benzina super è lo stesso intruglio, con aggiunta di piombo. Per mascherarne la nocività, diffondono i distributori fai da te, in cui l'operazione di rifornimento è svolta dall'automobilista anziché da un addetto. E' necessario farlo, perchè come si farebbe poi a giustificare, tra un po' di anni, l'eventuale abnorme incremento della mortalità per cancro dei benzinai causato dalla benzina verde?

Ogni anno escono nuove norme antinquinamento e nuove iniziative di blocco del traffico, il cui risultato sarà quello di costringere molti a cambiare la vettura più spesso, per avere un modello conforme alle ultime normative e quindi autorizzato a circolare. E' invece evidente che, da punto di vista dell'ambiente, sarebbe meglio che prodotti come le automobili fossero duraturi, per ridurne la produzione e ridurre quindi l'impatto ambientale causato dal puro fatto di produrle e demolirle!

Tirando le somme, possiamo dire che chi ha una piccola, vecchia automobile che non può cambiare perché gli mancano i soldi viene costretto ad andare a piedi o a fare sacrifici per comprarne un'altra, che però può usare solo in settimana per andare a lavorare (ovviamente) ma non la domenica per farsi un giro dove gli pare. Così soddisfa sia i verdi sia gli industriali. Se invece decide di tenersi la sua vecchia vetturetta, viene additato come inquinatore, anche se percorre pochi chilometri e consuma un'inezia di benzina.

E' ovvio che si dovrebbe incrementare la disponibilità e l'efficienza dei trasporti pubblici. Ma, che cosa strana, molte iniziative in questo senso sono bloccate dai verdi stessi: pensiamo a quante volte protestano contro la realizzazione di sistemi di trasporto come metropolitane o ferrovie. L'alta velocità ferroviaria, che sicuramente per un certo intervallo di distanze costituisce una valida alternativa sia all'automobile, sia all'aeroplano, è osteggiata perché contiene nel nome la parola velocità, per di più alta, che è anatema per i verdi.

La costruzione di parcheggi, svincoli, sottopassaggi è osteggiata in quanto secondo quei signori incoraggerebbe il traffico. Insomma, è impossibile una politica dei trasporti sensata, perché i verdi la osteggiano sulla base di pregiudizi ideologici. Secondo loro è lecito soltanto andare in bicicletta o a piedi; i mezzi pubblici vanno bene soltanto se sono lenti e scomodi.

D'altra parte, in molte città sono scomparsi i filobus e si sono ridotti i tram, in favore degli autobus diesel a gasolio. L'assurdità di questa sostituzione dal punto di vista ambientale è ovvia, così com'è ovvio l'interesse economico che nasconde. Il filobus è il mezzo oggi meno diffuso, perché unisce una lunga durata del veicolo con un limitato impatto delle predisposizioni fisse. Il tram è duraturo, ma richiede pesanti oneri di manutenzione delle linee ferrate (a vantaggio delle imprese del settore); l'autobus dura poco, richiede molta manutenzione e consuma prodotti petroliferi, con grande gioia di petrolieri e costruttori di veicoli. Viceversa il filobus è assolutamente non inquinante e silenzioso; il tram non è inquinante, ma è rumoroso e richiede pesanti predisposizioni per percorsi dedicati o, in alternativa, se si mescola al traffico è lento e pericoloso; l'autobus diesel è rumoroso e inquinante (un po' meno se va a metano). Come soluzione si propongono autobus elettrici a batterie: complicati, ancor meno durevoli di quelli diesel e ambientalmente pericolosi a causa appunto delle batterie.

Ora si propone anche l'uso dell'idrogeno come combustibile alternativo. Un combustibile difficile e pericoloso da produrre, immagazzinare e trasportare. Chi proponeva i combustibili derivati dagli scarti agricoli, invece, è stato messo da parte o ha fatto una brutta fine (vedi Raul Gardini). Eppure metanolo ed etanolo ricavati da prodotti agricoli sono utilizzabili nei motori attuali, inquinano molto meno della benzina e non aumentano l'anidride carbonica nell'atmosfera, perché il carbonio che contengono è quello fissato dai vegetali, che proviene dall'atmosfera stessa.

Non mi dilungo, anche se ne provo la tentazione, sulla questione generale dell'uso dei combustibili, proprio perché voglio concludere sottolineando che i problemi si risolvono usando la ragione e individuando caso per caso le soluzioni migliori, togliendo di mezzo i pregiudizi ideologici. Questo però è difficilissimo nel nostro mondo, perché siamo presi nella morsa tra l'incompetenza più o meno venata di malafede da un lato (in questo caso i cosiddetti ambientalisti) e gli interessi economici dei grandi potentati (nel nostro caso l'industria del petrolio e quella dell'automobile) dall'altro.

Ricordiamocelo sempre, specialmente quando andiamo a votare, di non guardare i colori delle bandiere, ma i fatti.

Alberto Cavallo, 6 febbraio 2000

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