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Lettera aperta di avvocati e giuristi al Presidente del Consiglio



Pagina pubblicata la prima volta il 1° maggio 2020

Alla pagina generale sulla politica italiana

La lettera aperta di un importante gruppo di giuristi sulla situazione legale italiana nell'emergenza coronavirus

Quando è cominciata la presente drammatica pandemia da SARS-CoV2 ho ritenuto accettabili tutti i provvedimenti che potessero portare al suo contenimento, specialmente pensando alla protezione delle persone che corrono i maggiori rischi e alla necessità di salvare il sistema sanitario dal collasso a cui arriverebbe, se dovesse prendere in carico un numero enorme di malati in condizioni gravi, tali da richiedere la terapia intensiva.

Il Governo italiano, ed anche le Regioni, hanno emesso provvedimenti restrittivi non solo della circolazione delle persone ma anche delle libertà individuali, allo scopo di frenare la diffusione di un virus altamente contagioso. Questi provvedimenti sono stati accettati da quasi tutti come una necessità e l'obbedienza ad essi è stata prestata dai cittadini volontariamente e con spirito di cooperazione. Non sono mancate proteste e mugugni, ma non si è osservata nessuna disobbedienza collettiva massiccia. I tentativi di sfuggire al principio generale dello stare a casa sono stati visti dalla maggioranza come forme di irresponsabilità.

Oggi però la situazione sta lentamente migliorando, e si sta entrando nella cosiddetta fase 2 in cui le restrizioni sono via via allentate.

Ho preferito finora evitare controversie proprio nello spirito di aderire pienamente all'invito di starsene a casa, in particolare sui social media. Ora però non posso più tacere, soprattutto di fronte ad una certa arbitrarietà dell'ultimo decreto pubblicato dal governo, destinato ad entrare in vigore lunedì prossimo.

Infatti, avendo qualche idea dei principi del diritto, mi pareva che lo strumento del DPCM fosse legalmente inadeguato per imporre vere e proprie, gravi, restrizioni delle libertà personali. Ed infatti un gruppo di professionisti del settore legale ha scritto una lettera aperta al Presidente del Consiglio a proposito della situazione di vera e propria sospensione delle garanzie costituzionali che si è venuta a creare.

Non essendo io un giurista lascio la parola a quelli che lo sono, fornendo il link alla lettera aperta.

Invito quindi a leggerla ed a trarre le proprie conclusioni. La lettera è stata scritta da professionisti del diritto ma mi sembra ben comprensibile anche per chi non è del settore, vale a dire tutti i cittadini, che non sono giuristi ma come cittadini di una repubblica democratica hanno il diritto di essere informati nonché il dovere di farsi una propria opinione.


Alberto Cavallo

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