ELEZIONI 2006: LA POSTA IN GIOCO



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Pagina pubblicata il 25 febbraio 2006

Indice

  1. Ci pronunciamo sulle elezioni
  2. Andare a votare
  3. La posta in gioco
  4. L'appello
Alla pagina generale sulla politica italiana


Ci pronunciamo sulle elezioni

Il 9 ed il 10 aprile prossimi saremo chiamati a votare per le elezioni politiche. Questo sito non è mai intervenuto direttamente con indicazioni di voto, se non indirettamente e soltanto per i referendum. Ho voluto seguire il principio di esprimermi soltanto su temi generali e di non entrare in questioni di schieramento, quelle che molti chiamano politiche in senso stretto, magari attribuendo alla parola una connotazione negativa (il che dice parecchio sulla concezione che si ha da noi della politica). Questa volta facciamo eccezione ma solo apparentemente. Infatti non ci schieriamo per questioni specifiche, ma per un aspetto generale: la necessità di salvare la Costituzione e le leggi fondamentali dello Stato, con i principi fondamentali della separazione dei poteri e del governo della legge.

Andare a votare

Prima di tutto vorrei dire che si deve andare a votare. Molti, penso, dei pochi visitatori di questo sito sono persone deluse se non disgustate dalla politica italiana, con la tentazione se non l'intenzione di non andare a votare. A tutti voglio rivolgere lo stesso invito che rivolsi in occasione dei referendum: andateci!

Può darsi che nessuno dei candidati vi piaccia, tuttavia il gesto di andare a votare è importante in se stesso. Non andarci significa rinunciare ad un diritto che è anche un dovere. E' moralmente sbagliato lamentarsi della politica mentre si rinuncia a quel minimo impegno che ci viene richiesto per il fatto di essere cittadini. Non è possibile che la politica stia degenerando anche appunto per il disinteresse degli elettori?

La posta in gioco

Ma questa volta non si tratta soltanto di dimostrare il proprio senso civico. Gli ultimi atti della maggioranza parlamentare uscente hanno posto il sigillo sullo smantellamento delle istituzioni dello Stato. Abbiamo assistito alla progressiva distruzione dei meccanismi di controllo e del senso stesso della legalità. Ogni giorno il capo del governo uscente attacca le istituzioni dello Stato, in particolare la magistratura. In qualunque altro paese le parole che egli usa sarebbero considerate inaccettabili e lo renderebbero impresentabile di fronte all'opinione pubblica. Nessun capo del governo di paesi democratici potrebbe permettersi di attaccare la magistratura come fa Berlusconi senza incorrere in una riprovazione generale se non addirittura in conseguenze istituzionali. Si ricordi l'esempio di un illustre anche se per altri aspetti criticabile politico italiano, il senatore Andreotti, che si è difeso da accuse gravissime senza mai dire una parola negativa sui giudici ed infine è stato assolto. Se si è accusati ci si difende nelle dovute sedi, non si attacca il giudice!

Sono state approvate leggi che erodono la certezza della pena (abbreviando ad esempio i termini di prescrizione) e che stravolgono la procedura penale abolendo il processo di appello in caso di assoluzione del reo e conferendo alla Corte di Cassazione compiti che essa non aveva e non deve avere,  predisponendone per di più il sovraccarico e la paralisi. Per non parlare della riforma dell'ordinamento giudiziario, assolutamente negativa secondo tutti i competenti.

E' del tutto evidente che i poveracci potranno ancora essere condannati, mentre i politici ed i mafiosi se riusciranno a farsi assolvere in primo grado grazie al potere di fuoco di collegi difensivi strapagati, che in molti casi addirittura non dovranno far altro che ritardare il procedimento fino alla (ora breve) scadenza della prescrizione, saranno al sicuro per sempre... Non dimentichiamo che le assoluzioni ottenute da Berlusconi nelle cause che lo riguardano personalmente sono quasi tutte per prescrizione, e per alcune se non sbaglio è pendente l'appello! Come possono gli italiani essere così ciechi davanti alla sfrontatezza di questo signore?

Di queste cose si è parlato, ma pochi dicono dello strangolamento della giustizia attuato tramite la riduzione dei fondi per il quotidiano funzionamento. Sono stati pressoché dimezzati i fondi per la gestione dei sistemi informatici dei tribunali, il che tra l'altro sta comportando problemi occupazionali per quelli che vi lavorano. Ma soprattutto questo provvedimento infame sta togliendo ai tribunali la possibilità pura e semplice di funzionare regolarmente. Si badi bene, si sono negati i fondi per la gestione quotidiana, non soltanto quelli per l'innovazione! Ci sono centinaia di addetti all'informatica dei tribunali che sono rimasti senza lavoro, e nessuno ne parla!

Già abbiamo accennato alla rovinosa riforma costituzionale che i media chiamano, in Inventid Inglish (lingua di derivazione vagamente anglosassone che sta progressivamente sostituendo l'italiano), devoluscion. Non si tratta per niente di una "federalizzazione" dello stato, ma di un profondo stravolgimento della struttura stessa del parlamento, del suo rapporto col governo, del ruolo del presidente della repubblica, nonché, come ci si poteva aspettare, del consiglio superiore della magistratura che (indovinate?) viene posto sotto controllo parlamentare attraverso la variazione della sua composizione. I media hanno disinformato il pubblico non dicendo quali sono i reali contenuti della riforma voluta dal centrodestra, contro la quale abbiamo ancora un'unica arma, il referendum, ormai approvato dalla Corte di Cassazione (vedere il sito di Salviamo la Costituzione) grazie a richieste più che abbondanti: oltre alle 550.000 firme, 15 consigli regionali si sono pronunciati a favore del voto referendario, mentre ne sarebbero bastati 5, anche senza firme di elettori. Rimando al sito di ASTRID chi vuole maggiori informazioni sui contenuti dell'abominevole riforma proposta dalla maggioranza uscente; per chi ha la possibilità economica, il tempo e la voglia, c'è un ponderoso libro compilato da sessantatré costituzionalisti sul tema, Costituzione: una riforma sbagliata, edito dalla stessa ASTRID.

Ma non contento della riforma costituzionale, che ancora non è in vigore, il centro destra ha modificato la legge elettorale a colpi di maggioranza, intoducendo di fatto una parziale riforma del parlamento tramite un meccanismo di premio di maggioranza, coerente con i loro progetti istituzionali, ed un sistema proporzionale a liste bloccate che mantiene il difetto principale del maggioritario: la nomina strettamente dall'alto dei candidati. Per fortuna il centro sinistra ha risposto con le primarie, un successo andato oltre le attese, che ha dato a Romano Prodi una manifestazione concreta di consenso che Berlusconi non ha, nemmeno tra i suoi. Ma resta l'inaudito intervento unilaterale sul meccanismo elettorale, per di più fatto poco prima delle elezioni, un altro esempio di mancanza di senso delle istituzioni e violazione dello spirito della democrazia.

L'appello


Di fronte all'offensiva a 360 gradi di Berlusconi sui media, ai vergognosi giornali radio e TG che parlano soltanto di polemiche suscitate ad arte e negano l'informazione su fatti fondamentali, come quelli che ho citato, ho ritenuto necessario esprimermi per la prima volta sul sito con un'indicazione di voto per le elezioni politiche: andate e votate per l'Unione, per Prodi! Io non aderisco a nessun partito dell'Unione né ho particolari predilezioni per Prodi, ma penso che gli esponenti dell'Unione abbiano un minimo di comprensione delle questioni istituzionali, di rispetto per i ruoli costituzionali, non troppo ma quanto basta per definirli come politici normali: come ognuno di noi hanno i loro difetti e commettono qualche errore o qualche mancanza, ma rimangono nei limiti di una certa qual accettabilità. Così non è per Berlusconi e parecchi dei suoi. La presenza anche nel centro destra di alcuni personaggi normali non può farci dimenticare quanto ho detto sopra: anni di leggi ad personam, la progressiva distruzione dei principi di separazione dei poteri e di salvaguardia delle istituzioni, frenati soltanto da alcuni interventi presidente Ciampi, l'aver nominato ministri personaggi inqualificabili come Calderoli (e non mi riferisco soltanto alle magliette che hanno portato alla sua troppo tardiva estromissione dal governo)... ed il fiore all'occhiello della riforma costituzionale! Non serve il voto di protesta: per togliere Berlusconi dal governo occorre votare per un candidato credibile. Se annullate la scheda o votate per qualche partito minore non appartenente né al Polo né all'Unione fate il gioco del centro destra. Normalmente sarei contrario a questo argomento, ma qui si tratta di salvare l'Italia da prospettive disastrose.

Altri cinque anni di Berlusconi significherebbero il completo stravolgimento delle istituzioni e la riduzione dello Stato in condizioni pressoché irrecuperabili. E' il cammino seguito dall'Argentina, che portò prima dalla democrazia al populismo, poi all'alternanza del populismo con la dittatura vera e propria, ed infine al crollo politico ed economico. Per questo vi rinovo l'appello: non possiamo lasciare l'Italia in mano a persone irresponsabili, che per il proprio interesse personale minano le basi della repubblica senza neanche capire bene quello che stanno facendo. Per questa volta votiamo Unione!

 
Alberto Cavallo
25 febbraio 2006

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