TECNOMAGIA

Pensavamo che il XXI secolo fosse fantascienza, invece è fantasy



Home | Scienza | Filosofia | Politica | Collegamenti | Diritti di copia | Novità ed aggiornamenti | Contatti

Pagina pubblicata il 25 aprile 2008

Indice



Un mondo scientifico-tecnologico?

E' un luogo comune che il mondo di oggi sia dominato dalla scienza e dalla tecnologia. Niente di più falso. La tecnologia ha un'importanza enorme per la vita quotidiana e per l'attività economica, e si basa in grande misura sulla scienza per il suo sviluppo, ma la cultura corrente ha ben poco di scientifico, direi anzi sempre meno.

Il livello culturale medio della popolazione è in costante discesa, anche per effetto del deterioramento del sistema scolastico. Col trascorrere degli anni, si è continuato ad abbassare il livello dell'insegnamento in tutti gli ordini e gradi della scuola, nel tentativo di evitare l'abbandono scolastico e di allargare il numero dei titoli di studio rilasciati. Si tratta di un metodo infallibile: se vogliamo avere più diplomati e laureati, basta rendere più facile diplomarsi e laurearsi, ovvio...

Pensiamo all'ultima riforma universitaria. Siccome l'Italia aveva meno laureati di altre nazioni, si è indagato e si è scoperto che in Italia mancava il grado inferiore del titolo universitario, quello che in altre nazioni è il baccellierato (bachelor degree). Così è nata la nuova struttura 3+2 dei corsi di laurea: un triennio che conferisce una laurea di primo livello, a cui possono seguire altri due anni di approfondimento specialistico per conseguire la laurea di secondo livello. Il programma triennale è basato su quello del vecchio quinquennio, con la semplificazione dei programmi. Il biennio specialistico invece contiene materie specialistiche. Abbiamo così annientato la migliore caratteristica dell'università italiana: il contenuto culturale degli studi. Dopo tre anni abbiamo un laureato leggero che ne sa un po', e se vuole può studiare altri due anni e sapere qualcosa di più in un campo più ristretto. La potenzialità a 360° dei laureati di qualche anno fa, che essendo sopravvissuti ai vecchi corsi erano in grado di affrontare qualunque cosa, è destinata a scomparire.

Da noi la suddivisione tipica dei corsi di laurea era infatti il 2+3: due anni di materie generali introduttive, a cui seguivano tre (o solo due per alcuni corsi) anni di materie più specialistiche. Il biennio non dava luogo ad un titolo, in quanto non era concepito per costituire un corso compiuto a sé stante. Questo consentiva allo studente di acquisire conoscenze di base che gli sarebbero state utili nei campi più diversi, per poi focalizzarsi su un campo più ristretto. Era anche una prova di sopravvivenza, d'accordo, una specie di iniziazione che dovevi superare, ma i frutti arrivavano, anche se al momento gli studenti soffrivano parecchio.

Dovendosi ora dare una formazione compiuta in soli tre anni, si è abbassato il livello dell'insegnamento. D'ora in avanti avremo laureati con minore preparazione di base, quindi privi di quel vantaggio che i vecchi corsi conferivano, rispetto a quelli delle altre nazioni. Sarà una generazione di laureati pronti ad essere esecutori subalterni anziché creativi.

Ma non è mia intenzione trattare qui di riforme scolastiche ed universitarie. Intendo parlare di un concetto nuovo ed interessantissimo: la tecnomagia. Prima dobbiamo però affrontare il tema noioso ma necessario della cultura.

Inizio pagina


Quale cultura?

Vige nel nostro amato paese la convinzione che vi siano due culture: l'umanistica e la scientifica. Si tratta di una stupidaggine nata fra la fine dell'Ottocento e la prima parte del Novecento, figlia del positivismo e dell'idealismo allora prevalenti. Gli scienziati positivisti disprezzavano come retrogrado ed inutile tutto ciò che non era scienza, mentre gli umanisti idealisti consideravano la scienza come una sottospecie della tecnica culinaria. Questi atteggiamenti, ostentati da importanti esponenti dei due campi, hanno avuto effetti deleteri che si trascinano fino ad oggi.

Se qui provassi a dar la colpa di tutto questo agli scienziati piuttosto che agli umanisti, non farei che alimentare la polemica. Sicuramente, però, in Italia ha prevalso storicamente la mentalità antiscientifica, per cui gli scienziati brillanti che pure abbiamo sempre avuto sono onorati ma con distacco, e devono lavorare all'estero, mentre la classe dominante è prevalentemente di formazione umanistica e priva di conoscenze scientifiche.

La mia opinione personale è che sulla porta di ogni facoltà di filosofia dovrebbe campeggiare la scritta che fu posta sull'Accademia di Platone: chi non conosce la matematica non entri. La matematica è propedeutica a tutti gli studi che hanno a che fare col ragionamento formalizzato, quindi in particolare alla filosofia. Soltanto il pregiudizio antiscientifico fa ritenere che non sia fondamentale inserire esami di matematica in un corso di laurea in filosofia.

D'altro canto, il senso artistico è universale. Uno dei motivi che ispirano gli scienziati del mondo fisico è il puro apprezzamento estetico per la scoperta. Soltanto l'incomunicabilità tra scienziati ed umanisti può far sembrare sorprendenti affermazioni come queste. Certo gli scienziati non osano sempre ammettere che trovano bello ciò che scoprono, mentre gli umanisti si precipitano ad affermare che è sicuramente brutto senza neppur sapere che cos'è. Ed uno scienziato privo di cultura filosofica rischia di prendere svarioni anche nel proprio campo.

Per fortuna le singole persone non rispecchiano gli schemi generali. Ci sono scienziati umanisti e umanisti che comprendono la scienza. Ma l'atmosfera generale è diversa: per la maggior parte delle persone la scienza è difficile, astrusa, cosa per pochi e soprattutto per altri, e poi non è cultura. Per l'italiano colto, specie rara, la cultura è arte e letteratura. Per l'italiano medio è un insieme di teatri, musei, mostre d'arte, balletto, cinema e fiere di paese. In ogni caso, si deve notare che la cultura per gli italiani in generale è soltanto un lusso o un passatempo, perché non serve a niente.

Lasciando da parte per il momento queste tristi constatazioni, osserviamo che non si può parlare di cultura, vale a dire di crescita, sviluppo della persona, laddove si escluda a priori una parte importante del prodotto dello spirito umano. Vorrei far notare, a questo proposito, quanto sia criticabile il fatto che la scuola italiana non dia alcuno spazio alla musica in nessun tipo di scuola superiore, salvo ovviamente quelle specializzate. Qualcuno, non so francamente chi, deve aver stabilito che la musica non è cultura... in una terra di grandi musicisti!

Inizio pagina


La scienza è difficile e noiosa

Le conoscenze del cittadino medio in campo scientifico e tecnico sono molto scadenti, perfino tra coloro che professionalmente hanno a che fare almeno con la tecnica. Sarebbe compito della scuola media inferiore e superiore, soprattutto, fornire a tutti un minimo di conoscenze di base che consentano di orientarsi nel mondo tecnico e scientifico, anche per chi non se ne occuperà nella vita lavorativa. Se andiamo ad indagare presso i giovani, scopriamo facilmente che le materie scientifiche sono considerate difficili e noiose - ma non c'è da meravigliarsene, perché sono insegnate malissimo.

L'interpretazione che se ne dà nei programmi scolastici, come da parte di molti insegnanti, è che le materie scientifiche consistano in insiemi di nozioni da trasmettere in base al principio di autorità. E' sempre l'idea della ricetta di cucina, che ci viene da Benedetto Croce e dagli altri idealisti come lui. Ne risulta una noia mortale ed una difficoltà obiettiva di apprendimento.

Trasmettere cultura scientifica non vuol dire fornire informazioni, ma insegnare prima di tutto il metodo scientifico. Sarebbe molto importante fare spazio alla storia della scienza, assolutamente negletta nella scuola italiana. Il motivo è semplice: se la scienza è considerata un insieme di nozioni, la sua dimensione storica non importa perché riguarda soltanto l'accumulo di queste nozioni. Se invece si capisce che la scienza è metodo, allora la dimensione storica diventa essenziale. Si deve poi aggiungere che gli aspetti storici sono utilissimi per suscitare l'interesse dei ragazzi. La scienza in realtà si impara più facilmente una volta acquisito il metodo e compresi i concetti di base, che sono utilissimi alla formazione del senso critico dello studente in senso generale e costituiscono il principale valore culturale della scienza. L'acquisizione delle nozioni specifiche si può lasciare alle specializzazioni, l'essenziale è che si impari che cosa è e che cosa non è la scienza.

Inizio pagina


Tecnomagia

Arrviamo dunque al punto cruciale. Viviamo in un mondo pervaso di tecnologia a base scientifica, ma quasi nessuno la capisce. Tutti usano ad esempio il telefonino, ma non hanno la minima idea di come funzioni, né provano interesse per la questione. Sono preoccupati che faccia male alla salute, per via di quella cosa strana chiamata campo elettromagnetico, ma lo usano lo stesso. Questa è la chiave per capire il mondo di oggi! Le cose che abbiamo detto prima non contano, bisogna capire la visione tecnomagica!

Arthur C. Clarke, il grande scrittore di fantascienza recentemente scomparso, disse una volta che una tecnologia sufficientemente progredita risulta indistinguibile dalla magia. Oggi viviamo già nel mondo della tecnomagia. Non esiste alcuna comprensione dei dispositivi che si usano, tanto che non si distingue più tra tecnologia e, appunto, magia. Le persone usano televisione digitale, telefonini, computer senza avere la minima idea di come funzionino. Consideriamo un campo tutt'altro che nuovo e "avanzato": l'energia elettrica. Tutti la usano, tutti ce l'hanno in casa, ma non hanno un'idea chiara di che cosa sia e da dove venga. Per il cittadino medio la centrale termoelettrica in costruzione è soltanto un oggetto brutto e inquinante che non serve a nient'altro che a far fare soldi a qualche profittatore disonesto. Tanto si sa che con due pannelli solari si potrebbe risolvere tutto, ma essi (sì essi, quelli là) non vogliono perché hanno un interesse. Tutti hanno il telefonino, spesso più di uno (in Italia ci sono più telefonini che persone ormai) ma guai a parlare dell'installazione di un ripetitore vicino a casa: produce inquinamento elettromagnetico! E così via.

La tecnologia è qualcosa che producono i tedeschi, gli americani ed i giapponesi, che non si capisce ma si compra. Tecnomagia. Noi intanto produciamo magliette, scarpe, vino e salami, che almeno si sa che cosa sono. Ah no, mi dicono che le magliette e le scarpe adesso le fanno i cinesi. Maledetti! dobbiamo combattere l'invasione gialla! Almeno salviamo il salame e il formaggio!

Avete notato che nelle librerie ora c'è un'area comune per fantascienza e fantasy? E contiene quasi soltanto fantasy. In Italia abbiamo sempre avuto un grave pregiudizio contro la fantascienza, considerata roba per bambini. La fantasy in passato non esisteva, o meglio non arrivava in Italia dai sui paesi d'origine, essendo considerata ancora più decisamente roba per bambini, magari quelli un po' scemi. Ora invece dilaga: draghi, cavalieri e maghi in quantità. Ma è chiaro: viviamo in un mondo tecnomagico, pieno di oggetti strani che fanno cose incredibili non si sa come, quindi anche il mondo fantastico deve essere quello magico, non quello scientifico-tecnologico!

Questa concezione del mondo coinvolge tutti, politici ed imprenditori per primi. Il presupposto fondamentale è che la scienza non è per noi (noi studenti, noi imprenditori, noi politici, noi italiani) ma per gli altri (gli scienziati pazzi, qualche giovane un po' strano che è meglio che vada all'estero, i giapponesi, i tedeschi, gli americani e poi come vedremo altri ancora...). Noi studenti vogliamo materie facili e che non ci facciano perdere tempo a studiare e pensare, noi imprenditori la tecnologia la compriamo all'estero perché tanto da noi non ce n'è e la ricerca costa troppo, noi politici ..... eh? cosa? ah sì la ricerca (encefalogramma piatto), noi italiani vogliamo vivere di turismo moda pizza e vino.

Avete visto come si presenta la figura dello scienziato ai bambini? Un tipo strambo con capelli cespugliosi che fa cose strane e pericolose nel suo laboratorio da stregone. Quest'immagine rimane radicata nei giovani e contribuisce ad allontanarli dalla scienza. E se provassimo a sostituire la caricatura fasulla di Einstein con l'immagine di Galileo, che cerca la verità e viene perseguitato? Eh, non si può, si opporrebbe la chiesa cattolica...

Inizio pagina

I tecnomaghi e noi

Secondo la tradizione marinara, i finlandesi sono uno strano popolo dotato di poteri magici. Oggi questa credenza è confermata: la Finlandia è diventata un paese tecnomagico, dove i misteriosi stregoni del nord inventano i telefonini. Perché i mali che ho segnalato a proposito dell'Italia sono diffusi anche in altri paesi, compresi addirittura gli Stati Uniti d'America, dove la maggior parte della popolazione crede alla Bibbia in senso letterale anche se usa ogni giorno la tecnologia basata sulla scienza. Il progresso tecnico americano è comunque assicurato da migliaia di personaggi, tecnomaghi considerati eretici e pericolosi ma utili, compresi molti giovani italiani, che affluiscono negli USA attratti da vantaggi economici e dalla possibilità di lavorare seriamente nella scienza e nella tecnica. Il governo e la popolazione sopportano questa situazione in nome della superiorità militare, soprattutto...

Ma la Finlandia stranamente ha deciso di dare alla formazione scientifica un'alta priorità, ed è diventata un paese tecnomagico. Sembra dunque che sia possibile! Un paese piccolo (per la popolazione), dotato soltanto di risorse forestali, ha fatto quello che l'Italia, terra di Galileo, Avogadro e Fermi, non ritiene di poter fare. Ah, un attimo, mi dicono che un altro paese si è avviato su quella strada. Ovviamente è un'altra terra di fate e leggende: l'Irlanda. Chi può fare il tecnomago meglio di un irlandese? I tedeschi invece hanno perso un po' di terreno, anche se mantengono una buona posizione. Si vede che non sono abbastanza magici, in effetti fanno soprattutto automobili e lavatrici, oggetti ancora abbastanza comprensibili, dove la magia si limita ai dispositivi accessori ed il resto è roba meccanica.

Ma noi italiani per fortuna abbiamo la moda, il prosciutto, la pizza ed il vino. Anche le biondone tecnomaghe finlandesi vogliono indossare gli abiti italiani e magari prendersi un amante italiano, ed i biondoni tecnomaghi vogliono bere e mangiare in quantità industriale i nostri prodotti meravigliosi. Del resto si sa che non vale la pena di dedicarsi alla tecnomagia. Qualche giovane testa calda lo vuole fare, ma vada all'estero a farci fare bella figura, noi qui abbiamo cose più importanti. Quelle sono cose difficili e che servono a poco, vanno appunto bene per l'immagine all'estero ma noi qui sappiamo quali sono le cose pratiche.

Certo abbiamo il cruccio di quei maledetti cinesi che ci copiano tutto e cercano di venderci i loro prodotti a prezzo infimo. Forse hanno anche loro la tecnomagia, ma tanto quel campo non ci interessa, l'importante è che non ci copino il parmigiano. Glielo impediremo a tutti i costi.


Alberto Cavallo

Inizio pagina


Creative Commons License
Tutti i contenuti del sito Eurinome.it sono pubblicati sotto una Licenza Creative Commons, salvo diversa indicazione.