Il contrattacco - Bombe sull'Afghanistan


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13 ottobre 2001
Annotata il 19 ottobre 2002

Indice

Alla pagina indice sulla politica internazionale

L'analisi esposta in quasi tutto questo documento, alla luce di ulteriori dati e approfondita riflessione, mi pare oggi sostanzialmente errata. Ne parlo in una nuova pagina. Ho inserito annotazioni in corsivo nel testo, dove mi è sembrato necessario. A.C. 19 ottobre 2002

Il contrattacco

Dal 7 ottobre 2001 le forze aeree di Stati Uniti d'America e Gran Bretagna stanno attaccando obiettivi nel territorio dell'Afghanistan. Quest'azione militare è stata incominciata dopo il rifiuto, da parte del governo dei talebani, di consegnare il miliardario saudita Osama bin Laden, considerato responsabile dei devastanti attacchi terroristici dell'11 settembre negli Stati Uniti.

Il giorno stesso, bin Laden ha diffuso tramite la rete televisiva Al Jazira una videocassetta, in cui proclama la guerra santa per la liberazione dei territori sacri all'Islam dallapresenza degli infedeli, e la Palestina dagli israeliani. Pur non ammettendo la propria responsabilità per gli atti terroristici, plaude comunque agli ignoti (secondo lui) esecutori. Quindi se ne assume di fatto almeno la responsabilità politica, togliendo ogni dubbio sull'opportunità di dargli la caccia.

La NATO ha attivato formalmente l'articolo 5 del Trattato dell'Atlantico del Nord, che prevede l'intervento in soccorso di qualsiasi Paese membro che sia attaccato militarmente. Le repubbliche ex sovietiche confinanti con l'Afghanistan hanno concesso l'uso del proprio spazio aereo ed anche delle basi a terra per "scopi umanitari"; recentemente l'Uzbekistan ha concesso anche altri usi... La Russia è favorevole all'intervento e fornisce informazioni militari al Pentagono. La Cina si astiene ma riconosce il diritto degli USA a difendersi. Il Pakistan, fino a ieri primo alleato dei Talebani, ha concesso l'uso delle proprie basi alle forze americane, nonostante violente manifestazioni pro-talebani nelle regioni a maggioranza pashtun.

Molti ritengono che il 7 ottobre sia cominciata una guerra. No, la guerra è cominciata l'11 settembre, con l'attacco a New York e Washington. Ora è cominciata una nuova fase, in cui l'America, attaccata, risponde a sua volta. Non potremo più avere guerre in stile otto o novecentesco, tra Stati sovrani: oggi le entità non statali possono agire per proprio conto, servendosi degli Stati come basi d'appoggio e alleati. L'organizzazione "Al Qaida" di Osama bin Laden è a tutti gli effetti un soggetto capace di fare guerra, e l'ha ampiamente dimostrato. Non vi è, peraltro, alcun dubbio che Al Qaida si appoggi al governo dei talebani dell'Afghanistan. Certamente, non solo a quello.

La guerra in Afghanistan cominciò nel 1979, quando i servizi segreti americani cominciarono ad organizzare l'estremismo islamico in modo da provocare l'intervento sovietico, come ha recentemente affermato l'ex consigliere per la sicurezza Brzezinsky, vedere La guerra infinita di G. Chiesa, pag. 100. L'analisi è superficiale e scorretta. Al Qa'ida non si sa che cosa possa o non possa fare, ma è estremamente probabile, per non dire certo, che gli attentati siano stati realizzati con l'aiuto di organizzazioni ben più potenti, vedere Guerra alla libertà di N.M.Ahmed.

L'azione militare di USA e UK è consistita, per quanto è dato di sapere e comunque si può dedurre conoscendo qualcosa delle dottrine militari angloamericane, prima di tutto nell'attacco alle difese aeree dell'Afghanistan, dei sistemi di comunicazione e di trasporto. Questo consentirà poi, anzi consente già, di colpire le forze di terra dei talebani, appoggiando le azioni dell'Alleanza del Nord, che riunisce tutti i loro oppositori afghani, ed aprendo la strada anche ad un eventuale intervento diretto angloamericano a terra.

I talebani non avevano praticamente difese aeree, gli attacchi hanno colpito un po' di tutto, comprese parecchie migliaia di civili innocenti, ma non certo grandi basi militari, che semplicemente non c'erano.

Frattanto resta aperto il fronte terroristico: c'è grande allarme per casi di carbonchio che potrebbero essere stati causati dai terroristi, attraverso buste contaminate o altri mezzi.

La faccenda del carbonchio è risultata essere un fatto interno americano. In questi ultimi tempi sono avvenuti altri attentati, ma nessuno in USA. La vittoria in Afghanistan è risultata insignificante dal punto di vista della "guerra al terrorismo".

La guerra prosegue. Siamo veramente (purtroppo) in una nuova era, l'era in cui le organizzazioni private possono essere potenti come gli Stati e assumerne almeno alcune funzioni, compresa quella, appunto, di fare la guerra. Al Qaida ha fatto nel campo del terrorismo quello che le multinaizonali hanno fatto nell'economia - ovviamente servendosi di tutti i mezzi offerti dal sistema finanziario mondiale "globalizzato". Uno degli aspetti di questa nuova guerra, infatti, consiste nella ricerca e nella distruzione delle fonti economiche e finanziarie del potere nemico. Una guerra nuova: la prima del XXI secolo.

Spiegazione parziale e superficiale, Al Qa'ida ha sempre avuto alle spalle servizi segreti di vari paesi, secondo il periodo: USA stessi, Pakistan, Arabia Saudita.

Alberto Cavallo, 13 ottobre 2001
Accidenti, ma che ci avevo in testa? Alberto Cavallo, 19 ottobre 2002.

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Considerazioni sulla legittimità delle azioni belliche in corso

Questo paragrafo ricopia, non casualmente, il titolo di un paragrafo analogo che scrissi due anni fa a proposito del Kosovo. Molti si attenderanno che io mi opponga a quanto stanno facendo USA e UK in Afghanistan, anche su basi legali. Ebbene, non è così. La situazione è completamente diversa: paradossalmente, è l'America che ha cambiato parte! In Kosovo erano in corso azioni di movimenti terroristici di matrice almeno parzialmente islamica (UCK) contro uno Stato sovrano. In pieno contrasto con leggi e trattati la NATO mosse guerra alla Jugoslavia per sottrarle parte del suo territorio. Almeno fino al 1998 l'UCK era finanziato, tra gli altri, dall'organizzazione di bin Laden (1)! Del resto, il capo di Al Qaida fu per parecchio tempo appoggiato dagli USA come avversario dell'Unione Sovietica in Afghanistan.

L'11 settembre i mostri prodotti dai servizi segreti si sono rivoltati contro i loro creatori, che credevano scioccamente di poterli controllare a loro piacimento - o forse non credevano nulla, non si ponevano domande sulle conseguenze a lungo termine dell'appoggio dato a personaggi estremamente pericolosi.

Analisi esatta formalmente, ma la parte essenziale è che in tutti i casi risultano i collegamenti dei terroristi con i servizi segreti USA!!!

La Carta dell'ONU prevede il diritto all'autodifesa, e gli Stati Uniti sono stati attaccati. In sede ONU l'iniziativa militare americana è stata discussa e considerata ammissibile. Si deve aggiungere che l'ONU riconosce come legittimo governo dell'Afghanistan quello in esilio del dott. Rabbani, non quello del mullah Omar. Tutte le nazioni dell'ONU riconoscono il governo in esilio, collegato con l'Alleanza del Nord, con la sola eccezione del Pakistan, dopo che Arabia Saudita e Emirati Arabi hanno ritirato il loro riconoscimento ai talebani.

Per quanto riguarda l'ONU, quindi, l'azione militare è legittima.

Non c'era neanche un afghano tra i terroristi, in maggioranza erano sauditi. L'attacco all'Afghanistan fu arbitrario, non si può attaccare un paese perché rifiuta un'estradizione; certo i talebani non erano legittimi, ma erano stati insediati dal Pakistan col beneplacito americano. Comunque resta vero che i singoli atti degli USA furono formalmente coperti da legittimazione.

Per la NATO, è stato riconosciuto che i fatti dell'11 settembre costituiscono un attacco ad un Paese membro, suscettibile dell'applicazione dell'articolo 5 del  trattato dell'Atlantico del Nord. Anche in questo caso non ci sono obiezioni di legittimità.

L'Italia è chiamata in causa in base all'iniziativa della NATO; conseguentemente ha avuto luogo un dibattito parlamentare seguito da votazione che ha autorizzato il governo a procedere ad eventuali azioni di appoggio militare. Trattandosi di intervento a fianco di un alleato attaccato, le obiezioni basate sulla Costituzione decadono.

Per l'Italia almeno il ragionamento è tirato per i capelli, perché l'Afghanistan non ha attaccato gli USA (vien da ridere solo a pensarlo), quindi...

Alberto Cavallo, 13 ottobre 2001

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Siamo in guerra!

Non è più il momento di fare distinzioni. Uno Stato nostro alleato è stato attaccato con un'azione non convenzionale ma equivalente ad un attacco bellico. La guerra è cominciata, l'hanno scatenata i terroristi. Tutti preferiscono la pace, ma per fare la pace si deve essere d'accordo tra le parti: con chi compie azioni come l'attacco alle Torri Gemelle non si può stabilire un dialogo, si può solo agire per renderli inoffensivi.

Ma chi erano gli attaccanti? i talebani, davvero?

C'è una differenza abissale rispetto alla guerra a cui partecipammo due anni fa: allora fummo noi (intesi come NATO) ad attaccare, intervenendo in una disputa interna ad un Paese terzo. Preesisteva una guerra civile, in cui una delle parti era pesantemente appoggiata da delinquenza organizzata e servizi segreti, nonché da quelle stesse catene del terrore mondiale che ora dobbiamo fronteggiare. Oggi siamo stati attaccati, uso la prima persona perché siamo alleati degli USA e siamo obbligati dai trattati che abbiamo firmato a considerare un attacco a loro come un attacco a noi stessi. Non solo, l'avversario è uscito allo scoperto, ha dichiarato la guerra santa contro di noi con parole chiarissime.

L'avversario chi? Bin Laden, amico di famiglia del re saudita e fratello di un socio in affari di George W. Bush.

L'atteggiamento dei pacifisti non tiene minimamente conto della realtà. Si sono creati i soliti schieramenti automatici: ciascuno si schiera in base alla propria appartenenza, senza fare il minimo uso del raziocinio. I pacifisti parlano di dialogo, ma con chi? Basta ascoltare i messaggi di bin Laden per capire che non ci può essere alcun dialogo. Ma ci si rende conto di che cosa è accaduto? Chi è capace di scatenare attacchi suicidi di dimensioni colossali contro obiettivi civili è al di là di qualsiasi ipotesi di contatto umano, emotivo o razionale che sia.

Chi è capace di attacchi simili è il servizio segreto di una grande nazione, non un terrorista barbuto che vive in una grotta con le capre. I capi di stato di molte nazioni della storia hanno dato ordini che hanno portato a stragi immani, ad esempio Truman ordinò di sganciare le bombe atomiche sul Giappone che ormai era militarmente e civilmente finito, uccidendo centinaia di migliaia di persone... quindi il ragionamento dovrebbe valere ad esempio anche per Truman...

La morale ci impone obblighi prima che diritti. Come ho spiegato sopra, intervengono oggi i principi basilari della difesa da un attacco indiscriminato e degli impegni verso il proprio Paese e verso gli alleati. Giunge a volte, purtoppo, il momento in cui si deve agire contro una minaccia letale per la nostra collettività: questo momento è appunto di tal genere. I pacifisti non sono in una terza posizione, né con bin Laden né con gli USA. Essi si oppongono all'azione contro i terroristi, quindi, in questo tragico tipo di conflitto, favoriscono i loro interessi. Uomini come bin Laden fanno conto sui pacifisti come loro involontari fiancheggiatori.

L'attacco all'Afghanistan col terrorismo non c'entrava un beato accidente. Il terrorismo si combatte con la polizia ed i servizi segreti, non bombardando povera gente coi B-52. I pacifisti avevano ragione. I fiancheggiatori di bin Laden sono altri, nelle alte sfere saudite, pakistane e, sì anche, americane.

Ripeto, io mi oppongo in genere alle guerre finché è possibile. Ma qui la scelta è stata fatta dall'altro, dal terrorista. Non reagire significa consegnargli la vittoria e rinunciare precisamente ai valori della tolleranza e della convivenza pacifica, che possono esistere soltanto se i violenti sono messi sotto controllo. Il governo (peraltro illegittimo) dei talebani si è reso responsabile di gravissime violazioni dei diritti umani, appoggia il terrorismo, esercita il terrore sui suoi stessi sudditi. Il gesto recente della distruzione delle grandi statue rupestri del Buddha ha chiaramente simboleggiato la loro inimicizia assoluta per ciò che rappresenta la pace e la convivenza tra popoli e culture.

E' vero che i talebani meritavano di essere distrutti, ma sul come ci sarebbe da discutere. Cinque o seimila morti innocenti in Afghanistan contro tremila scarsi americani a New York, più centinaia o migliaia di prigionieri uccisi a sangue freddo o bruciati vivi nel carcere di Mazar-i-Sharif...

Contro l'incubo oscurantista dell'integralismo di Al Qaida, dei talebani e dei loro amici ovunque essi siano, non solo è lecito ma è doveroso combattere.

E soprattutto contro chi lo ha creato ed alimentato, per servirsene.

Alberto Cavallo, 13 ottobre 2001
Alberto Cavallo, 19 ottobre 2002.

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Considerazioni generali sul conflitto

Lo scopo immediato delle ostilità scatenate l'11 settembre è quello di allontanare le forze americane e loro alleate dai Paesi arabi, in particolare dal Golfo Persico, dove stazionano dai tempi della guerra del Golfo, e di far cessare l'appoggio americano ad Israele. A lungo termine, Osama bin Laden e l'organizzazione che egli rappresenta, ne sia o no davvero l'esponente più importante, vogliono unificare i Paesi islamici nella lotta contro i non islamici (gli infedeli) diventandone i leader assoluti e ricostituendo la Umma politica ed il califfato. Il loro disegno non è folle come può sembrare, perché ha solide radici nella tradizione dell'estremismo islamico e gode dell'appoggio di vaste masse di diseredati, privi di mezzi, cultura e prospettive ma ricolmi di propaganda religiosa (o pseudoreligiosa), pronti a dare la propria vita per la causa dell'Islam unito e puro. Naturalmente, il fatto che Arabia Saudita e vicini possiedano la maggioranza delle riserve mondiali conosciute di petrolio conferisce loro un notevole potere sull'intera economia mondiale.

Si tratta dunque di un'iniziativa a lungo termine, che minaccia tutti i governi dei Paesi islamici oltre a noi stessi. La Russia è parte in causa, anzi per parecchio tempo ha lottato quasi da sola contro l'estremismo islamico, quando l'Occidente lo fomentava contro il comunismo ateo dell'Unione Sovietica. I Paesi islamici ex filosovietici erano invece laici, come l'Iraq, ora ingiustamente accomunato ai sostenitori di bin Laden. L'odioso Saddam Hussein non ha nulla a che vedere con Al Qaida, è un esponente del movimento Baath per il socialismo arabo.

L'Occidente ha demonizzato la Libia, la Siria, l'Iraq, l'Iran sciita, quando il centro dell'estremismo islamico è dal XVIII secolo in Arabia Saudita. La famiglia reale saudita ha stretti legami col movimento wahhabita, che si basa su un'interpretazione estremamente restrittiva delle prescrizioni dell'Islam, in nome di una presunta purezza tradita dalla maggioranza dei popoli islamici e dei loro governi. Importanti esponenti del regno saudita appoggiano la propaganda integralista in tutto il mondo mussulmano, sfruttando gli immensi proventi dell'estrazione del petrolio. L'attuale re, anziano ed in cattiva salute, ha mantenuto finora un atteggiamento filooccidentale, arrivando ad ammettere la presenza di truppe americane sul suo territorio. Ma nella stessa famiglia reale ed ancor più tra la popolazione saudita gli umori sono ben diversi.

Occorre che l'Occidente, e soprattutto gli USA, imparino la lezione tragicamente impartita loro dai terroristi. Occorre prima di tutto che cessi qualunque tipo di appoggio a movimenti terroristi in funzione di altri scopi. Mi riferisco ad esempio ai Balcani: il disciolto ma sempre attivo UCK non deve avere alcuna simpatia né sostegno, si deve invece offrire a tutti i governi della regione l'aiuto necessario a ricostruire quanto è stato distrutto nelle varie guerre ed a risollevare le loro economie disastrate.

Si deve rimuovere ad esempio l'embargo all'Iraq, che colpisce soltanto la popolazione civile. L'Iraq è un Paese laico, le sanzioni stanno spingendo la popolazione sulle posizioni degli estremisti islamici, estranee alla sua tradizione. Lo stesso Saddam Hussein è colpevole di molti crimini, ma non di essere un alleato di bin Laden.

La lista dei Paesi sostenitori del terrorismo del Dipartimento di Stato americano comprende: Cuba, Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Sudan, Siria. Una lista tanto sbagliata da essere ridicola. Cuba e Libia non c'entrano per niente col terrorismo di oggi; Iran e Siria intervengono nel conflitto tra Israele e palestinesi appoggiando formazioni terroristiche, ma non sostengono una minaccia globale. La Corea del Nord sta stabilendo buoni rapporti col Sud. Perfino l'Iraq di Saddam Hussein non risulta coinvolto in fatti recenti, del resto le sue azioni sono state più di tipo convenzionale (guerra con l'Iran e poi invasione del Kuwait) che di tipo terroristico. L'unico vero e pericoloso sostenitore del terrorismo nella lista è il Sudan.

Ma la realtà dei fatti ci ha mostrato che le basi del terrorismo erano in Afghanistan e Pakistan, due Paesi non citati, il secondo dei quali è anzi un alleato degli USA. Il Pakistan ha accettato di collaborare, l'Afghanistan è sotto attacco. Ricorderei, tra l'altro, che il Pakistan sostiene il terrorismo islamico nel Kashmir fin da quando ha ottenuto, con l'India, l'indipendenza. Oggi i terroristi islamici antiindiani del Kashmir sono buoni amici di bin Laden. Aggiungerei ancora che il Pakistan è una dittatura militare, mentre l'India è una democrazia: perché gli USA sono sempre stati amici del Pakistan e non dell'India?

A ben guardare, sembra che il criterio per la compilazione della lista nera dei nemici degli USA sia ancora fondata sulla guerra fredda: gli ex alleati dell'Unione Sovietica o comunque i Paesi ex comunisti o ancora comunisti entrano più facilmente in lista... Il Dipartimento di Stato dovrebbe adeguarsi alla realtà dei tempi. E' ora di capire bene chi sono i veri nemici dell'Occidente.

Analisi corretta, ancora attuale. Infatti contraddice tutto quello che precede, purché se ne tragga la conclusione: che l'attacco all'Afghanistan in quel contesto aveva tutt'altro significato rispetto alle dichiarazioni del governo americano.

Alberto Cavallo, 13 ottobre 2001
Alberto Cavallo, 19 ottobre 2002.

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Note

(1) Emmanuela C. del Re e Franz Gustincich, "Gli amici balcanici dei nostri nemici", Quaderno speciale di Limes - "La guerra del Terrore", supplemento al n. 4/2001.
 
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