LA CRISI DELL'OCCIDENTE: IL NUOVO MEDIOEVO



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Prefazione per la pubblicazione sul web

Questo testo risale, come si ricava da accenni precisi in esso contenuti, al 1996 ed al 1997. Lo riporto letteralmente come lo scrissi allora, salvo l'adattamento dei titoli dei singoli paragrafi. Rileggendolo, ho gustato l'accenno al presidente Clinton (in veste di candidato) da me definito "di scarso livello morale ed intellettuale", come il suo avversario.

Indice

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Introduzione: un po' di storia

E' proprio di tutte le epoche della storia dell'uomo che gli intellettuali lamentino la decadenza della morale, della convivenza civile, della cultura, spesso ponendo a modello epoche passate appartenenti alla storia od al mito.

Ebbene, uno degli atteggiamenti che veramente aborrisco è appunto quello del moralista, che pone l'umanità reale a confronto con modelli impossibili da realizzare, per poi decretare la condanna irrevocabile di tutti coloro che non vi si adeguano. Non voglio neppure unirmi alla schiera dei laudatores temporis acti, che in genere sono mossi dall'invidia per coloro che nella società loro contemporanea si trovano bene e prosperano. Tuttavia, ritengo che l'epoca attuale segni veramente una fase di decadenza della cosiddetta civiltà occidentale.

Con queste premesse, devo affrontare il compito di dimostrare che la decadenza di cui parlo non è un luogo comune, ma un fatto.

Per prima cosa occorre quindi fare chiarezza su che cosa sia la civiltà occidentale, quali ne siano gli aspetti caratteristici e le varianti nello spazio e nel tempo.

La prima ambiguità che occorre togliere di mezzo è quella che nasce dalla guerra fredda: l'Oriente e l'Occidente di cui intendo parlare non sono quelli che venivano così designati a quel tempo. La guerra fredda, secondo la mia interpretazione, è stata un conflitto tra due blocchi politici, entrambi appartenenti al mondo della civiltà occidentale. Il marxismo-leninismo è una corrente filosofica e politica di inequivocabile appartenenza occidentale; a mio parere è anzi l'estremo tentativo della civiltà occidentale di formulare un sistema filosofico pratico che abbracci totalmente il pensiero e l'agire dell'uomo.

Della civiltà occidentale si possono dare definizioni diverse, ma in ogni caso è il processo storico attraverso il quale si è sviluppata che la individua e ne determina le caratteristiche.

La civiltà occidentale ha le sue radici nell'antica Grecia del VI-V secolo a.C.. Uno dei suoi elementi caratteristici fu la formulazione di filosofie razionali e naturalistiche, contrapposte da un lato alla religione civile e dall'altro alle filosofie di tipo religioso-mistico. L'altro fu la concezione individualistica dell'uomo, da cui deriva, nella politica, il concetto di cittadino, contrapposto al suddito ed al fedele, e della sovranità separata dall'autorità religiosa.

A questi elementi si sovrappose cinque secoli dopo la religione monoteistica di origine semitica, che gli occidentali adattarono e fecero propria nella forma del cristianesimo. Questa sovrapposizione ebbe luogo nel corso della prima grande crisi di questa civiltà, nel corso della quale le strutture politiche, sociali e culturali antiche furono completamente travolte.

L'Età Moderna nacque dal Medioevo attraverso l'affermazione della borghesia produttrice e mercantile, che introdusse l'ultimo elemento caratteristico: la dinamica reciproca della produzione, del commercio e del progresso tecnico. L'Occidente partì alla conquista del mondo quando i suoi caratteri originari riuscirono a fondersi tra loro scatenando il processo inarrestabile dello sviluppo tecnico ed economico.

Gli elementi tipici della civiltà occidentale si possono quindi riassumere così:

* filosofia razionalistico-naturalistica sostanzialmente distinta dalla religione;
* religione monoteistica e credenza nell'essenzialità dell'individuo e nella trascendenza;
* separazione fra autorità politica e religiosa;
* concetto unidirezionale, non ciclico, della storia;
* prevalenza della ricchezza accumulata attraverso la produzione ed il commercio come fonte di potere, rispetto all'uso delle armi ed all'autorità religiosa.

Questi caratteri sono tutti presenti e fra loro amalgamati nella civiltà occidentale moderna, che appartiene al periodo storico convenzionalmente fatto iniziare con la scoperta dell'America (1492).

La civiltà occidentale così caratterizzata ha prodotto entità politiche ed economiche così forti da consentir loro la conquista del potere su tutta le aree civilizzate dall'uomo, e virtualmente sull'intero globo terrestre. Le altre civiltà sopravvivono in condizioni di subalternità politica e sempre più anche culturale.

L'unica reazione antioccidentale chiara ed esplicita presente ai nostri giorni è quella del fondamentalismo islamico, che si contrappone all'occidente in quanto fa coincidere l'autorità politica con quella religiosa sia nel campo civile sia in quello filosofico. Intendo questa reazione come unica chiara ed esplicita perché unisce una visione del mondo radicata presso alcuni popoli con una forza politica, militare ed economica consistente ed attivamente usata, anche se abissalmente inferiore a quella dell'Occidente.

Le altre grandi civiltà asiatiche sono invece in condizioni ambigue. La Cina è governata da una versione sinizzata del marxismo-leninismo; l'India subisce l'occidentalizzazione della sua classe intellettuale; il Giappone ha assorbito, secondo il suo tipico carattere, molti aspetti della civiltà occidentale, ed è stato accolto di fatto tra le nazioni occidentali.

Sembra quindi che l'Occidente abbia vinto, sia padrone del mondo e possa procedere senza diffidoltà sulla sua strada... ma quale strada?

La mia tesi è che la caduta del muro di Berlino (1989) segna la fine dell'Età Moderna e l'inizio di una nuova fase di tipo "medievale".

Questo cambiamento è legato alla rapida evoluzione della tecnica dell'informazione. Con questa espressione intendo comprendere sia i mezzi di comunicazione di massa sia i sistemi di elaborazione automatica dell'informazione. Il grande fattore di cambiamento è che questi due campi della tecnica, entrambi di recente origine ed inizialmente ben distinti, stanno agendo uno sull'altro e si stanno fondendo, in modo tale da causare una sostanziale alterazione dei rapporti sociali e politici.
 

Società ed informazione

I mezzi tecnici e la struttura sociale evolvono insieme; i primi seguono comunque un proprio cammino, che la società solo in parte influenza, più che altro modulando la velocità del progresso tecnico nei diversi settori; la seconda viene influenzata, in modo spesso imprevedibile, dai primi. La società umana nel suo complesso sembra mutare secondo leggi molto simili a quelle che regolano l'evoluzione biologica: tutti i mutamenti sono determinati da fattori legati all'utilità immediata di individui e categorie, mentre le opportunità nuove (equivalenti alle mutazioni genetiche) nascono in modo incontrollabile, sotto forma di innovazioni tecniche o fattori ambientali.

Questo comporta l'inevitabile "eterogenesi dei fini" vichiana: le somme delle intenzioni egoistiche degli individui producono risultati inaspettati per coloro che li causano.

La società contemporanea è caratterizzata da un'accelerazione del progresso tecnico nel campo dell'informazione. Oggi è divenuto sempre più facile per coloro che dispongono di mezzi finanziari raggiungere direttamente il pubblico, senza doversi servire di organizzazioni complesse e capillari. Analogamente, è sempre più facile ottenere informazioni su chiunque e su qualunque cosa in modo immediato. Sta forse nascendo la società del potere totalitario senza struttura, prefigurata da Orwell in "1984".

Prendiamo in considerazione alcuni esempi di attualità.

In questi giorni (aprile 1996) si sta svolgendo la campagna per l'elezione del Parlamento italiano. Uno dei caratteri più importanti di questa campagna elettorale è il declino inarrestabile dei partiti tradizionali. I leader politici cercano i voti degli elettori quasi soltanto per mezzo della televisione; la campagna è strettamente personalizzata: nonostante la finzione dell'aggregazione dei movimenti politici in due "poli" contrapposti, in realtà il numero delle liste elettorali e dei movimenti politici presenti sulla scena è aumentato a dismisura. Ciascun movimento è caratterizzato essenzialmente dalla personalità del suo capo, mentre gli aspetti ideali e pratici delle proposte politiche sono pressoché insignificanti. La politica è semplicemente la sede della difesa degli interessi di alcuni individui e di alcune categorie sociali alquanto ristrette. La maggioranza dell'elettorato è trattata come una massa di imbecilli, pronti a lasciarsi convincere dagli argomenti più bassi, tant'è vero che entrambi gli schieramenti cercano voti attraverso riduzioni delle tasse, promesse o reali (per la parte che attualmente è al governo). Vaste categorie sociali si trovano prive di un'adeguata rappresentanza nella politica: i lavoratori dipendenti privati, in particolare, sono del tutto ignorati dai movimenti politici, con l'eccezione di Rifondazione Comunista, che però rappresenta un residuo del vecchio movimento comunista fortemente ideologizzato e privo di qualsiasi capacità di formulare proposte positive per il governo dello Stato.

E' in corso, contemporaneamente, la campagna per l'elezione del presidente degli Stati Uniti d'America. I mali che ho descritto a proposito del mondo politico italiano sono giunti ad uno stadio ancora più avanzato in quella nazione. I due candidati principali sono personalità di scarso livello intellettuale e morale, per di più perfettamente intercambiabili tra loro. Chiunque sia eletto, la politica del governo degli Stati Uniti sarà comunque rivolta alla soddisfazione degli interessi delle lobbies industriali, con sfumature di maggiore o minore severità nei confronti delle parti più deboli della società. Almeno metà della popolazione degli Stati Uniti non è minimamente rappresentata nelle istituzioni. La democrazia si è definitivamente trasformata in plutocrazia; perfino il tradizionale contrappeso rappresentato dai mezzi di informazione, indipendenti ed aggressivi verso i potenti, sta perdendo la sua capacità di reazione, dato che i grandi periodici e le televisioni ormai apprtengono tutte a grandi gruppi finanziari. La trasformazione della rivista "Time", sempre più allineata col potere, è evidentemente legata alla sua acquisizione da parte del colosso Warner.

Viceversa, si diffondono i mezzi di controllo capillare dell'attività dei singoli cittadini. I pagamenti tramite carta di credito consentono di conoscere spostamenti e consumi di chi le usa; gli elenchi telefonici sono venduti alle società di marketing per facilitare le campagne pubblicitarie.

E' necessario che cominci a svilupparsi una reazione a questi sviluppi agghiaccianti. Le persone più consapevoli devono ritrovarsi ed organizzarsi per acquistare peso nella società e nella politica, altrimenti ci aspetta un futuro di autoritarismo e miseria.
 

I nuovi feudatari

29 dicembre 1997

Ciò che distingue un'epoca "medievale" da un'epoca di alta civiltà, antica o moderna, è a mio parere la differente struttura e dinamica sociale.

Le società evolute sono caratterizzate da una struttura molto complessa ma nello stesso tempo omogenea. Vasti strati della popolazione partecipano pienamente alla vita sociale ed economica; le innumerevoli categorie sociali sono intercomunicanti tra loro, consentendo agli individui o ai gruppi di modificare la propria condizione grazie alla propria capacità ed attività. Il potere non è eccessivamente concentrato, ma esistono meccanismi per la limitazione delle prerogative dei capi e per la loro sostituzione incruenta.

La cultura, parallelamente, produce arte e scienza in forme raffinate ed in continuo aggiornamento. Anche il mondo religioso vede la coesistenza di più forme ed organizzazioni, in forma sostanzialmente pacifica.

Certo, l'antichità era caratterizzata dal vasto ricorso alla schiavitù; ma il concetto di cittadino era ben chiaro e definito, sia nell'antica Grecia sia a Roma, e riguardava l'intera popolazione libera, inclusi i nullatenenti. Il cittadino aveva diritti ben precisi, per il fatto giuridico di godere della cittadinanza, ed era sottratto agli eccessivi arbitri dei potenti. E' questo il concetto fondamentale: che una persona può avere diritti non conculcabili neppure dal capo dello Stato, e che quest'ultimo è soggetto alla legge come tutti i cittadini. Un console romano o un arconte ateniese poteva essere sottoposto a giudizio per ciò che aveva fatto durante la sua carica.

Naturalmente anche allora esistevano forme di abuso e corruzione, ma ribadisco l'essenzialità dell'esistenza dei concetti di cittadinanza e di governo della legge (stato di diritto).

Nel medioevo, invece, vi è una ristrettissima minoranza che detiene un potere smisurato, mentre tutti gli altri sono sudditi o servi. Anche coloro che non sono in condizioni di schiavitù, sono comunque soggetti totalmente alla volontà dei potenti. Lo Stato è a tutti gli effetti proprietà privata della classe dominante.

La classe dominante si compone solitamente di due parti: i feudatari laici e la classe sacerdotale. La religione è utilizzata come strumento di potere, per tenere sottomesse le classi inferiori; viene anche utilizzata come pretesto nelle dispute all'interno della classe dominante. Il mondo culturale è ristretto ai divertimenti di corte ed a forme autonome popolari, tollerate finché non si ritiene che costituiscano una minaccia per l'ordine costituito.

In entrambi i casi esiste certamente una categoria che detiene la maggior parte del potere. Nelle civiltà evolute questa classe è caratterizzata da un alto livello culturale: tra i suoi valori pone l'istruzione e l'abilità in determinati campi dell'attività intellettuale (ad esempio, nel mondo classico la retorica). Nelle civiltà medievali la classe dominante è scarsamente istruita e pone al primo posto le qualità fisiche e la bassa furbizia.

Naturalmente le due categorie che ho descritto sono sostanzialmente poli estremi di riferimento: ogni civiltà reale partecipa di caratteri di entrambe; inoltre ho sorvolato su un'infinità di aspetti per concentrare l'attenzione su tre solamente:

  1. cittadinanza e governo della legge;
  2. entità numerica della classe dominante e struttura della società;
  3. livello culturale della classe dominante.
Ma qual è lo stato, e qual è l'evoluzione in corso della nostra civiltà?

Nel corso del XX secolo è cominciata l'involuzione della società occidentale, esattamente nel periodo in cui essa rafforzava la sua predominanza sull'intero pianeta.

Nel corso degli ultimi 50 anni l'involuzione si è accelerata, giungendo ad uno stato molto preoccupante. Sostanzialmente, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa e la concentrazione della ricchezza finanziaria hanno eroso la struttura sociale preesistente, ponendo le basi di una situazione di tipo medievale.

Si è creata, infatti, una nuova classe feudale: i signori della finanza mondiale.

E' noto pubblicamente che i due terzi della ricchezza mondiale sono nelle mani di poche centinaia di persone. Ci sono banche il cui giro d'affari supera di molte volte il bilancio di uno Stato di media grandezza.

Questi non sono i capitalisti in senso tradizionale, sono i massimi esponenti della classe degli operatori finanziari. Come nel medioevo c'erano re, principi e semplici cavalieri, ora ci sono i grandi capi delle multinazionali bancarie e finanziarie, ed i semplici operatori finanziari delle borse mondiali.

Il capitalista moderno è un imprenditore legato ad attività produttive o di servizio. I signori della finanza postmoderna (neomedievale) non hanno nulla a che fare né con la produzione né con i servizi. Le aziende produttive sono acquistate, vendute, smembrate, fuse insieme in base a criteri che hanno poco o nulla a che fare con la loro attività. Non si persegue l'efficienza aziendale, ma la redditività finanziaria.

Un momento, ma la redditività finanziaria, dicono i sacri testi, deriva dall'efficienza! Ed invece non è così: la redditività si può creare ottimamente con l'inefficienza. Un'azienda che ha troppi utili rischia, ad esempio, di pagare troppe tasse; meglio che la sua redditività si trasferisca altrove, dove può essere facilmente nascosta.

Le grandi aziende, ad esempio, sono rese inefficienti privandole della forza lavoro (downsizing) e trasferendo l'attività a reti di aziende minori, sempre controllate direttamente o indirettamente dai medesimi personaggi. Queste ultime possono meglio sfruttare la manodopera ed occultare utili, mentre la grande azienda ricupera denaro dallo Stato mostrandosi periodicamente in crisi e facendosi finanziare in vari modi (grandi forniture allo Stato medesimo, incentivi vari, finanziamenti per nuovi impianti, sgravi fiscali, cassa integrazione, ...).

I traffici leciti ed illeciti sono posti sullo stesso piano; si agisce sul mondo politico per ottenere provvedimenti legislativi tali da offrire le maggiori opportunità di guadagno, attraverso il loro rispetto o anche la loro violazione, quando occorre.

Le istituzioni dello Stato sono svuotate: i mezzi di comunicazione di massa imboniscono gli elettori, mentre le elargizioni dichiarate od occulte assicurano la fedeltà dei politici.

Il mondo finanziario, intanto, procede per suo conto: il valore di un'azienda è totalmente svincolato dalle sue qualità, tanto più che è ormai difficile capire chi è efficiente e redditizio e chi no. I movimenti di capitali sono così facili e rapidi che qualunque tentativo di sottoporli a controlli e riscuotere tributi viene immediatamente frustrato.

La maggioranza della popolazione mondiale è privata di fatto del diritto di cittadinanza. Gli abitanti dei Paesi sottosviluppati sono i nuovi schiavi; quelli dei Paesi sviluppati sono la massa dei consumatori, che devono tenere in funzione il ciclo della produzione di massa con i loro consumi. I prodotti che vengono loro forniti sono sempre più scadenti e sempre più uniformi in tutto il mondo. Questo è possibile perché la libera concorrenza non esiste. Un prodotto valido e di costo ragionevole viene espulso dal mercato negandogli la possibilità di usufruire dei canali di distribuzione, o semplicemente con la concorrenza di un prodotto scadente a prezzo basso sostenuto da poderose campagne pubblicitarie.

Da un lato si inseguono i gusti peggiori del pubblico nel campo degli spettacoli di massa, dall'altro si riforma la scuola eliminando le materie che richiedono ragionamento autonomo e sostituendole con un fritto misto di nozioni scollegate, contrabbandate come "moderne" e "di preparazione al mondo del lavoro". I genitori si preoccupano di preparare i figli al lavoro (quale?) anziché alla vita, in perfetta buona fede. Si perpetra così ogni giorno l'assassinio della cultura per creare masse di docili ignoranti, pronti ad acquistare l'ultimo prodotto di consumo ed a lavorare alle condizioni volute dai nuovi padroni: totale incertezza e mancanza di controllo sul proprio destino; impossibilità di salire la scala sociale attraverso la capacità e l'impegno, sostituiti da arrivismo e bassa furbizia.

Non per nulla il progresso tecnico, così rapido fino agli anni 60, è continuato soltanto nel campo dell'informatica e delle telecomunicazioni, che sono utili per garantire il completo controllo a chi comanda, eliminando per di più schiere di quadri intermedi. Per il resto, tutte le soluzioni tecniche che minacciavano posizioni acquisite sono state stroncate (aerei supersonici, energia nucleare, esplorazione spaziale umana, ...), nella maggior parte dei casi con pretesti "ecologici". Meglio che l'industria aeronautica sia solo in un Paese, meglio non fare concorrenza al petrolio che è già nelle mani giuste, meglio fermare le attività spaziali che interessano agli scienziati ma non a certa industria, che preferisce produrre armamenti da utilizzare sulla pelle delle persone (specie se quella pelle non è troppo bianca). Meglio soprattutto che i giovani si interessino alla disco-music piuttosto che alla scienza, c'è il rischio che vogliano pensare con la propria testa...

Questi sono i caratteri dell'epoca postmoderna o neomedievale.
 

Alberto Cavallo, 1996-97

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