IL NUOVO MEDIOEVO - Seconda parte: il Giubileo



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Prefazione

Le vicende politiche e culturali italiane di questi ultimi tempi mi hanno suggerito di riprendere il tema del "nuovo medioevo". Questa pagina farà da contenitore per i nuovi capitoli sull'era neomedievale in cui stiamo entrando.

Indice

All'indice generale
Alla prima parte
Alla terza parte

La nuova era

4 giugno 2000

Come ho scritto nella prima pagina sul tema dell'era neomedievale, la mia tesi è che la caduta del muro di Berlino (1989) segni la fine dell'Età Moderna e l'inizio di tale era.

E' evidente a tutti che le cesure tra differenti ere non sono così nette, resta sempre vero che non solo natura, ma anche historia non facit saltus. La necessità di dividere la storia in periodi, epoche, ere deriva dalla natura dell'intelletto umano in teso come facoltà discorsiva: per parlare e ragionare dobbiamo classificare e suddividere. Questa è la caratteristica fondamentale così come la limitazione insuperabile dell'intelletto.

Si può anche dire, però, che la storia non è neppure un fiume che scorre uniformemente e senza meandri né ondate di piena. Ad epoche di continuità e di lenta evoluzione del tessuto sociale e della struttura politica si succedono periodi di rapido cambiamento. Capita che questi cambiamenti siano tanto importanti da giustificare l'introduzione di una interruzione netta, l'inizio di un nuovo grande periodo storico. La data precisa nella quale si fissa il termine tra i periodi è sempre convenzionale, e deve quindi essere scelta più come simbolo della trasformazione che come effettivo istante di discontinuità.

Altro che nuovo millennio (peraltro non ancora cominciato, comincerà il 1° gennaio 2001)! La nuova era è cominciata nel 1989, con la caduta del muro di Berlino. Questo secolo (il XX, che finirà il 31 dicembre di quest'anno) è stato sicuramente il secolo di più rapida trasformazione della storia conosciuta. Con la caduta del muro di Berlino è crollato l'ultimo baluardo dell'età moderna, l'ultimo tentativo di costruire una società più giusta sulla base di un metodo razionale e non su basi religiose. Questo non significa che l'ideale di una società migliore e laica non sia realizzabile, ma soltanto che in queste circostanze storiche non è stato possibile.

Ogni forma di società e di cultura umana ha un proprio periodo di vita, trascorso il quale decade e muore. La civiltà classica, che ebbe il suo primo periodo di creatività e fulgore nel V secolo a.C. ad Atene e che attraverso l'Ellenismo e poi l'impero di Roma si diffuse in Europa e nel bacino del Mediterraneo, portando con sé l'idea dell'uomo come individuo e cittadino anziché come fedele devoto e suddito, si disfece e crollò definitivamente nel V secolo d.C.. Ma già da un paio di secoli si stavano affermando i caratteri dell'età medievale.

L'età moderna, nata in Italia col Rinascimento nel XVI secolo, ha riportato in auge la centralità dell'uomo come individuo pensante e ragionante anziché come devoto e suddito, e si è diffusa in tutto il mondo attraverso l'imperialismo europeo e parallelamente anche con la diffusione del comunismo marxista, contrapposto all'imperialismo ma figlio della stessa matrice ideale.

Il comunismo marxista è finito, ed il capitalismo anglosassone si è trasformato nel regno feudale dell'alta finanza, perdendo ogni contatto con le sue radici etiche basate sul concetto di conseguimento del successo attraverso l'operosità e l'efficienza. Lo stato laico e democratico è completamente svuotato di ogni potere ed ogni dignità, i politici sono marionette manovrate dai potenti della finanza. Si sta affermando una delle condizioni tipiche del medioevo: la proprietà privata sostituisce le istituzioni dello Stato. Tutte le funzioni dello Stato sono trasferite progressivamente ad entità private, che diventano così potenti da poter trattare lo Stato stesso come inesistente o come loro proprietà.

L'impero americano svolge la funzione che nel V secolo d.C. fu svolta dai regni romano-barbarici: ha ereditato il potere imperiale senza averne le radici culturali. Gli Stati Uniti sono un incredibile inviluppo di contraddizioni: tecnologia avanzatissima unita ad un concetto assolutamente barbaro della società, fondato sulla violenza diffusa, sull'uso indiscriminato della pena di morte, su una religiosità  intollerante, superficiale e superstiziosa. Negli USA si ritiene che ogni cittadino debba portare le armi, che tutti i delitti gravi debbano essere puniti con la pena di morte (con i parenti della vittima che assistono all'esecuzione), si invoca costantemente l'intervento divino nei discorsi politici. Tra i temi fondamentali della campagna elettorale di quest'anno sono appunto la diffusione delle armi e l'aborto (che è un tema religioso, come da noi in Italia, per quanto la cosa sia assurda). La politica estera è basata sull'uso massiccio ed indiscriminato della forza militare ogni volta che qualche interesse americano è in pericolo, o anche soltanto per consumare armi ed alimentarne il mercato interno ed esterno.

I commenti che scrissi nel 1996 sulla campagna elettorale americana precedente sono perfettamente applicabili anche a questa. I candidati che sono rimasti in lizza sono assolutamente intercambiabili, fatte salve le sfumature sui temi che ho citato. La democrazia americana è una farsa, perché vaste parti della società non sono rappresentate dai due candidati di riferimento, l'unico modo per essere eletti è avere l'appoggio delle lobbies finanziarie. Il recente filmetto umoristico in cui il presidente uscente Clinton si prende in giro recitando la parte di se stesso abbandonato e trascurato da tutti, moglie compresa, e ridotto allo stato di comune cittadino frustrato, non raggiunge lo scopo che si prefiggeva, di mostrare il Presidente come comune mortale: finisce infatti per far trasparire la triste verità, che il Presidente è un attore, anzi un buffone, mentre il vero potere è altrove.

Comunque noi italiani possiamo inorgoglirci, perché stiamo celebrando l'inizio della nuova era nel modo più acconcio: col GIUBILEO!

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Giubileo e religiosità medievale

Dobbiamo dirlo chiaramente, l'inizio del neomedioevo è segnato soprattutto dal pontificato di un grande papa medievale: Giovanni Paolo II.

Come i suoi predecessori di tanti secoli fa, il papa polacco si distingue per la grande abilità nello sfruttare tutti i mezzi messigli a disposizione dalla civiltà contemporanea, unita ad una rocciosa ortodossia dottrinale da contrapporre ad ogni tentazione di allontanamento dal magistero di Santa Madre Chiesa Cattolica Romana.

Ogni strumento dell'armamentario tradizionale della chiesa viene sfruttato, potenziato con l'uso delle invenzioni moderne. Tra gli episodi che più mi hanno impressionato di recente sono le traslazioni delle povere ossa di alcuni santi (come Santa Rita), accuratamente riprese dalla televisione. Il culto della reliquia, tipicamente medievale, abilmente amplificato con l'uso della tecnologia moderna. Abbandonati i canti gregoriani, si organizzano concerti rock, ma il messaggio fondamentale è sempre quello: il sesso è peccato se non per fare figli, solo la Chiesa possiede la verità, solo i miracoli e non la scienza vi possono salvare dai mali di questo e dell'altro mondo, libertà di religione vuol dire che si è liberi di essere tutti cattolici.

La differenza rispetto al passato è che ora eminenti personalità laiche si inchinano al magistero morale del papa. Atei dichiarati si sposano in chiesa, ex comunisti fanno la comunione (scusate il gioco di parole).

Giovanni Paolo II ha forse fatto più santi e beati di tutti i suoi predecessori. Il culto della Madonna e dei santi, anch'esso tipicamente medievale, viene esaltato al di sopra di quello di Dio e di Gesù Cristo. Non confondiamo eventuali dichiarazioni di principio con la pratica quotidiana: per i cattolici woytiliani le figure centrali della religione sono le Madonne (quella di Czestochowa, quella di Fatima...), Padre Pio e gli innumerevoli santi e beati di più o meno recente creazione.

La vicenda del cosiddetto terzo segreto di Fatima è emblematica. Come tutte le profezie che si rispettino, il terzo segreto viene svelato dopo che i fatti previsti sono avvenuti. Si fa uso dei media per mettere in atto una vera e propria campagna generalizzata, come per il lancio di un prodotto commerciale o di un'iniziativa bellica della NATO, preannunciando la rivelazione per settimane con un battage crescente. Il contenuto di questo involucro mediatico-tecnologico è la solita profezia confusa ed adattabile a qualunque evento, il cui testo originale è comunque mantenuto segreto e fornito solo parzialmente ma con l'interpretazione ufficiale della Chiesa.

Insomma la profezia è trattata come tradizionalmente la Chiesa Cattolica tratta le Scritture: il testo originale è conservato dall'Autorità, il volgo ne può conoscere una versione adattata ed interpretata. All'inizio dell'età moderna un certo Martin Lutero disse che tutti dovevano leggere la Bibbia e che non c'era bisogno di interpretazioni ufficiali; alla fine dell'età moderna un certo Karol Woytila, in arte Giovanni Paolo II, ci ricorda che il sacro è mistero e solo l'Autorità ne detiene il testo e ne può dare interpretazione. Ovviamente il segreto riguardava, nel caso specifico, lui in persona e la miracolosa salvezza dall'attentato perpetrato da un non cristiano, il turco Ali Agca, ora pentitissimo e santificabile. L'attentatore coglie la palla al balzo e si dichiara strumento della volontà divina, quindi a titolo personale innocente e meritevole di grazia e liberazione immediata dal carcere.

Naturalmente il grande baraccone del Giubileo non deve essere disturbato da manifestazioni estranee, come la manifestazione del Gay Pride, tardiva e intempestiva esaltazione della libertà individuale, per di più nella sfera del sesso, che rimane il più grande tabù. Il fatto che la comunità mondiale degli omosessuali faccia una manifestazione proprio a Roma durante l'esaltazione del cattolicesimo woytiliano è senz'altro una provocazione, perché monta un diverso baraccone mediatico a fianco di quello della Chiesa, portando messaggi che contraddicono quelli del papato, riproponendo i valori laici della libertà di opinione e di scelta di vita, e del sesso come gioia e non come peccato.

E' grottesco vedere coloro che si indignano alla prospettiva di veder sfilare uomini in abiti femminili (magari da suora) che esprimono gioia ed allegria, mentre considerano normale che antichi cadaveri siano tolti dalla sepoltura e portati a Roma per essere esposti, macabra visione, nelle basiliche.

Ecco il neomedioevo: le ossa di un santo portate a Roma in aeroplano per essere poste in una teca e adorate in una basilica, il tutto ripreso dalla televisione.

Alberto Cavallo, 4 giugno 2000

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Il Giubileo della menzogna

In questi giorni si celebrano le giornate del Giubileo dei giovani. La chiesa cattolica medievale woytiliana ha portato a Roma più di un milione di persone per sfoggiare la propria straripante potenza.

Il Papa si crogiola nel culto della propria personalità, spingendo all'estremo limite la sua più grande abilità: sfruttare i mezzi di comunicazione moderni per trasmettere la sua visione arcaica della religione e della società. Questa impostura funziona perché il Papa evita accuratamente di pronunciarsi sui temi scottanti, dal celibato dei preti all'aborto alla contraccezione al ruolo delle donne nella chiesa. Mi domando che cosa pensano veramente tutti quei giovani accorsi a Roma: quanti di loro condividono veramente le idee del Papa?

Ma questo non ha importanza. Anche nel Medioevo precedente esisteva una pluralità di posizioni sulla religione e sulla morale; quando qualche idea nociva al potere costituito cominciava a diffondersi ed a tradursi in un movimento organizzato, si ricorreva alle persecuzioni ed ai roghi. L'importante è che la maggioranza manifesti la propria fedeltà esteriore, le minoranze si sistemano in qualche modo.

Tutti coloro che vogliono imporre un'idea totalitaria trovano il miglior terreno nella massa: il totalitarismo vuole infatti schiacciare l'individuo, impedirgli di pensare ed agire autonomamente. Il totalitarismo gode delle manifestazioni oceaniche, in cui milioni di persone manifestano simultaneamente la propria fede nel Capo, esprimendo a gran voce la propria rinuncia all'autonomia spirituale ed intellettuale. Ho usato deliberatamente la parola fede, per il suo duplice significato: le manifestazioni giubilari sono apparentemente dedicate alla fede religiosa, in realtà servono a ribadire la fede tutta terrena nell'autorità del Papa e della gerarchia ecclesiastica.

La fede vera, quella dello spirito umano rivolto a Dio, vive nel profondo del cuore di ogni persona e non scende in piazza in manifestazioni massificate. Gesù Cristo parlava a volte in pubblico, ma negli ultimi tempi della sua vita evitò di farlo, perché le masse non capivano ciò che diceva e volevano fare di lui un capo sulla Terra, con terrore delle autorità religiose di allora. Non i Romani lo temevano, ma i sacerdoti ebrei! L'autorità romana era abbastanza colta e raffinata da comprendere la natura puramente spirituale della predicazione di Gesù, mentre i sacerdoti temevano per il proprio potere: non era ammissibile che un figlio di falegname pretendesse di interpretare la religione meglio di loro, di sostituirsi a loro. Gesù si ridusse a parlare agli apostoli ed a pochi discepoli scelti, ed infine fu crocifisso dalla folla guidata e manipolata dal Sinedrio.

Le masse oceaniche non accolgono i profeti, li crocifiggono, li bruciano sui roghi. Coloro che sono esaltati dalle masse sono i potenti di questo mondo, che ne hanno bisogno per manipolarle ai loro fini.

Il Giubileo è una colossale opera di menzogna. Milioni di fedeli partecipano per le motivazioni più svariate, dalla superstizione al puro divertimento, mostrando tutti di credere di essere d'accordo con le parole generiche delle autorità ecclesiastiche; queste a loro volta, nella loro profonda e millenaria ipocrisia, sono ben felici di accogliere un omaggio superficiale ma vistoso, giocando spietatamente sull'ambiguità della situazione. Essi sanno che la maggior parte di quei cosiddetti fedeli ha un atteggiamento superstizioso e feticistico, oppure partecipa in modo superficiale ed occasionale, ma ciò che interessa alla gerarchia è il suo potere in questo mondo, e a questo fine una partecipazione insincera, superficiale, ignorante è più che sufficiente.

Le persone autenticamente religiose non hanno bisogno di giubilei, perché ogni giorno Dio è con loro ed essi sono con Dio. Queste persone sono incontrollabili dall'autorità, perché non temono le minacce di questo mondo: esse confidano in Dio al di là di qualsiasi autorità religiosa. Per questo devono essere tenute in disparte, come elementi pericolosi in odore di eresia, se non già apertamente eretici.

Ciò che l'autorità vuole è una massa ignorante, superficiale, facilmente manipolabile. Persone che hanno un'idea semplificata e banale della religione, fondata sul potere magico di guarigione e salvezza materiale, vedasi il culto di Padre Pio, oppure su poche parole d'ordine e certezze basilari, credute al di là e contro l'evidenza stessa: fino ad arrivare al fanatismo.

La chiesa ha tempo: si adopera costantemente per ridurre lo stato sotto il suo potere, per modificare le leggi, per sostenere l'insegnamento della religione nelle scuole in modo che sia sotto il suo controllo. Attraverso le manifestazioni di massa riconferma e rafforza il suo potere sugli incerti e sugli ignoranti.

Ciò che maggiormente preoccupa è l'acquiescenza dei cosiddetti intellettuali laici. Bisogna contrapporre al progetto integralista della chiesa cattolica e di altre organizzazioni religiose autoritarie una proposta coraggiosa di spiritualità autentica e laica, non contrapposta alla religione ma senz'altro contraria a tutte le autorità e gli autoritarismi. Il punto cruciale è che nessuno possiede la verità assoluta. Sta qui la differenza tra l'integralismo o totalitarismo religioso e una concezione aperta della spiritualità.

Alberto Cavallo, 18 agosto 2000

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L'ignoranza trionfante

E' un momento critico, perché mentre il Papa ed i cardinali giubilano col Giubileo, procede lo smantellamento delle basi culturali del popolo italiano. La riforma della scuola e dell'università, come si sta realizzando, porterà esattamente a quello che descrivevo parlando della decadenza della cultura: la laurea breve, ad esempio, forma specialisti dotati di infarinatura superficiale sugli aspetti applicativi in un campo ristretto, a scapito della formazione di base. I corsi di laurea attuali prevedono, infatti, tipicamente un biennio propedeutico, in cui si insegnano materie fondamentali, seguito da un biennio o triennio applicativo. Questo consentiva ai laureati italiani di allargare facilmente le proprie competenze anche dopo la laurea, grazie alle conoscenze di base faticosamente acquisite nella prima parte del corso di studi. La laurea breve crea il perfetto ignorante specializzato, che sa applicare le sue nozioni, appiccicate in testa acriticamente, ma non sa evolversi né può avere una visione più allargata nemmeno restando nel proprio settore di specializzazione. D'altra parte la prosecuzione degli studi nell'ulteriore biennio si tradurrà, per quei pochi che la sceglieranno, in un approfondimento di pochi argomenti, conducendo ad un'ulteriore specializzazione: il laureato "master" sarà preparatissimo su pochi argomenti, ma avrà probabilmente una mentalità ancora più chiusa.

Diciamo pure addio al laureato italiano, tanto apprezzato anche all'estero per la sua preparazione ad ampio spettro. Avremo tanti piccoli idiots savants, come i laureati americani.

L'innalzamento dell'obbligo scolastico, così com'è realizzato, è un vero assassinio della scuola media superiore: la riempie di studenti totalmente demotivati e privi di interesse per lo studio, che ingolfano strutture già vicine al collasso. Anche la scuola superiore sta diventando come la sua equivalente americana: una struttura per produrre asini diplomati, con la testa piena di nozioni confuse. La decadenza della scuola media, inferiore e superiore, è estremamente grave, perché riguarda un numero maggiore di persone rispetto al'università, e riguarda il tipo di formazione più importante, che dovrebbe dare una vera cultura di base ai cittadini.

La rovina culturale è perfezionata dall'introduzione di innumerevoli materie di studio, dai nomi altisonanti, che fanno sognare i trepidanti genitori degli asinelli in crescita.

La scuola dovrebbe invece insegnare prima di tutto ciò che è fondamentale: la lingua italiana, la matematica di base, la storia, la geografia, la fisica elementare e, successivamente, le basi della chimica e della biologia. Soltanto nella media superiore si dovrebbero introdurre materie specifiche dei vari indirizzi, senza mai trascurare le materie fondamentali. Lo studio della lingua italiana può essere utilmente affiancato con lo studio del latino, che facilita grandemente il perfezionamento della nostra lingua e fornisce gli strumenti per apprendere qualsiasi altra lingua con minore sforzo. Lo studio di una lingua straniera è utile se e soltanto se l'insegnante è di madrelingua e si seguono programmi adeguati: la scuola italiana continua a sfornare studenti che dopo 5 o più anni di studio affermano candidamente che non sanno l'inglese perché l'hanno studiato a scuola.

Anche lo studio delle scienze fisiche e biologiche deve essere completamente rivisto, essendo oggi puramente nozionistico. Non si deve dare importanza alla quantità di nozioni impartite, ma all'insegnamento del metodo scientifico.

Si procede invece esattamente nel verso opposto. Si vuole insegnare una miriade di materie a livello estremamente superficiale; in questo modo si forniscono soltanto nozioni disordinate, senza dare allo studente la capacità di orientarsi. Il giovane impara ad apprendere acriticamente ciò che gli viene impartito, senza ragionarci né comprendere il peso differente dei diversi argomenti. Soprattutto non impara ad apprendere autonomamente applicando quanto sperimentato a scuola. Con la scusa di preparare al mondo del lavoro si forniscono istruzioni su materie applicative, che saranno già superate al momento in cui l'ingresso nel mondo del lavoro deve avvenire realmente: si suscitano così aspettative esagerate, destinate ad essere presto deluse. Milioni di giovani acquisiscono titoli altisonanti a cui non corrisponde alcuna capacità effettiva, senza neanche avere quell'impostazione culturale di base che consentirebbe loro di adeguarsi autonomamente alle esigenze della vita e del lavoro. Sì, della vita prima che del lavoro, perché si lavora per vivere, non si vive per lavorare.

Moltissimi si accontentano di un lavoro interinale o peggio ancora un finto lavoro autonomo, con contratti temporanei di collaborazione esterna presso le aziende. La superficialità della scuola trova un parallelo nella superficialità sul lavoro: passando da un'azienda all'altra, il giovane non acquisisce esperienza e nuove conoscenze ma viene solamente sfruttato per il poco che sa fare. Non c'è da meravigliarsi che resti legato alla famiglia d'origine, non avendo prospettive concrete per il futuro né potendo contare su un reddito adeguato e sufficientemente stabile. Senza la possibilità di migliorarsi professionalmente, non può costruirsi una vita propria, alla quale del resto nessuno l'ha preparato.

Questa situazione è estremamente funzionale ad una società autoritaria. Chi ha una base culturale solida ed una mentalità aperta non si fa menare per il naso né dai politici, né dai preti, né dai capi delle aziende. Tutti costoro vogliono invece avere persone capaci di svolgere il loro piccolo compitino ma prive di capacità critiche in senso generale. Tanti bravi venditori di telefonini capaci di spiegare i vantaggi dell'UMTS (senza capirli veramente, ripetendo soltanto le parole del depliant), ma  pronti ad accorrere a Roma per il Giubileo o ad accogliere con entusiasmo l'ennesimo progetto burla pieno di parole inglesi della Direzione del Personale.

La maggioranza delle persone è tenuta, dunque, in uno stato di minore età perpetua. Ma la decadenza generale della cultura fa sì che la stessa classe dominante sia culturalmente inadeguata, com'è tipico del medioevo soprattutto nella sua fase iniziale. Il risultato è una decadenza generale della convivenza civile e della qualità della vita.

L'ignoranza è l'origine di tutti i mali. Chi vuole sottomettere il suo prossimo, cerca di mantenerlo nell'ignoranza; chi ne esce, non solo non si lascia sottomettere, ma può arrivare a non concepire più la sottomissione in senso generale, nemmeno in proprio favore. Riducete l'ignoranza e magicamente saranno soddisfatti perfino i bisogni materiali: curate la fame dando cibo, ed otterrete altra fame ed altra miseria; curate la fame (non quella estrema e contingente, è chiaro, ma quella endemica) con l'istruzione, e arretreranno fame, miseria e disperazione, perché coloro che erano disperati avranno imparato a salvare se stessi. Il grande economista indiano Amartya Sen insegna questi concetti da anni, sottolineando in particolare la necessità dell'emancipazione culturale delle donne. Si aprirebbe qui un altro discorso, che per ora tralascio.

Ma curando i mali con l'istruzione si riduce anche il potere dei Signori del Mondo, quelli in giacca e cravatta e quelli in tonaca e zucchetto, che perciò si opporranno alla cura con ogni mezzo ed ogni pretesto.

Molto sinceramente, vista la situazione politica dell'Italia, non ho speranza che la tendenza che ho descritto si possa invertire. Siamo governati da uomini disonesti che, a differenza dei loro predecessori, sono anche ignoranti e poco intelligenti. Dovremo scendere molto più in basso, fino al crollo di questo sistema politico-economico, prima di poter risalire.

Qualche speranza si può nutrire, quasi per paradosso, nei popoli più poveri: la crescente incapacità dei potenti di oggi potrebbe causare un collasso generale dei Paesi più sviluppati, aprendo la strada forse appunto ai diseredati dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina. Forse il Sudafrica saprà conservare ciò che i bianchi avevano costruito di buono e creare qualcosa su nuove basi, trascinando un continente devastato ad una vera rinascita; forse l'India, sfumate le conseguenze del colonialismo, se sarà capace di evitare i conflitti religiosi, potrà trovare quella via unitaria tra la sua antica e straordinaria cultura ed il contributo occidentale. Forse l'America Latina, se potrà liberarsi dal giogo economico e politico statunitense, sarà in grado di sviluppare una nuova civiltà erede della tradizione latina ma libera dai malanni europei. La Russia e la Cina, invece, sembrano prigioniere di se stesse e dei propri mali tradizionali.

Sono solo spunti, idee vaghe. La fase medievale che è cominciata potrà durare a lungo, prima che la civiltà ritrovi la sua strada.

Alberto Cavallo, 18 agosto 2000

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