IL NUOVO MEDIOEVO - Terza parte

Giorgio II e l'irresistibile avanzata dei neocon



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Nota introduttiva

La rielezione di George W. Bush alla presidenza degli Stati Uniti d'America, per il modo in cui è avvenuta, rappresenta un episodio chiave dell'ulteriore avanzamento del Medioevo postmoderno. E' l'occasione per aprire il terzo capitolo della trattazione.

Indice

All'indice generale
Alla prima parte
Alla seconda parte
 

Il secondo mandato di Giorgio II

  8 dicembre 2004

Per chi non avesse letto o non ricordasse le parti precedenti, ricordo che la caduta del muro di Berlino (1989) segna la fine dell'Età Moderna e l'inizio del Secondo Medioevo Occidentale.

E' ora di tornare a fare il punto sull'avanzata del medievalismo, dato che George Walker Bush, secondo della dinastia dei Bush, il 2 novembre scorso è stato rieletto alla presidenza degli Stati Uniti d'America, cioè in termini più adatti al contesto in cui scriviamo è stato confermato imperatore del Sacro Impero Americano (1), con una maggioranza netta anche se non schiacciante, valutabile, si dice, in tre milioni e mezzo di voti su 116 milioni di votanti.

Questi articoli sul nuovo medioevo, non per caso ma neppure per intenzione, seguono la cadenza delle elezioni americane: l'ultimo uscì nel 2000. Ogni volta, rileggendo l'articolo precedente, se ne conferma la validità. L'analisi di quattro anni fa sulla natura dell'America di oggi è stata purtroppo riconfermata. Ogni volta spero di essere smentito, ma devo constatare che questo non avviene.

Con crescente scoramento dobbiamo ammettere che negli Stati Uniti lo stato di quel che resta della democrazia continua a deteriorarsi. Foreign Policy - In Focus, un centro studi progressista che ancora riesce a sopravvivere, ha pubblicato un interessante articolo che ci racconta un evento poco noto e molto paradossale. Quest'anno l'OSCE, l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, è stata invitata dal Segretariato di Stato ad osservare le elezioni americane, al fine di mostrare ai rappresentanti dei paesi europei, alcuni dei quali appena acquisiti alla democrazia, un esempio significativo di come si svolge una fase essenziale della vita istituzionale della più importante democrazia del mondo (la più grande notoriamente è l'India). E' utile notare che l'OSCE svolge di consuetudine questo ruolo in quei paesi in cui l'effettiva democraticità del processo elettorale è dubbia e deve essere tenuta sotto controllo come, per fare un esempio di attualità, l'Ucraina. I rappresentanti di  Turchia, Italia, Belgio, Romania, Albania e Bielorussia hanno così potuto assistere dal vivo allo svolgimento delle elezioni americane, così come frequentemente è accaduto e accade il contrario, con rappresentanti americani che assistono alle elezioni albanesi e, nel prossimo futuro, alle bielorusse.

L'entusiasmo iniziale dei solerti osservatori dell'europa orientale si è presto trasformato in stupore, poi in cocente delusione. Una rappresentante albanese ha raccontato con voce tremante a Nat Parry di In Focus di aver assistito ad atti di intimidazione nei confronti di elettori neri, vessazioni nei confronti di rappresentanti di minoranze etniche, malfunzionamenti delle macchine usate per esercitare il voto ed altro ancora. I rappresentanti della Bielorussia già preparavano il materiale per ricacciare in gola agli americani le probabili obiezioni alla regolarità delle loro prossime elezioni, con le quali il presidente Lukashenko dovrà essere rieletto. Come nota Parry, è certo che le elezioni bielorusse saranno tutt'altro che democratiche, ma l'esempio dato dagli Stati Uniti ha fornito al governo bielorusso la possibilità di ribattere alle inevitabili contestazioni adducendo analoghe irregolarità nelle elezioni che hanno riconfermato Bush.

Il candidato sconfitto Kerry ha rinunciato a sollevare obiezioni, nonostante tutto. Il fatto è che, nonostante le circostanze tutt'altro che incoraggianti in cui si sono svolti il voto e lo spoglio dei risultati, sembra che il risultato non sia troppo bugiardo.

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Un referendum sulla modernità

Quest'anno la campagna elettorale è stata durissima. I residui dell'età moderna, ancora rappresentati da milioni di persone negli USA, si sono strenuamente battuti per impedire questa rielezione, sebbene il Partito Democratico, cioè l'altra metà del regime, avesse presentato come candidato un individuo tutt'altro che esaltante, ondivago e incapace di presentare argomenti significativi in favore della propria elezione, salvo quello fondamentale di non essere Bush. Gli uomini e le donne libere d'America hanno comunque deciso di votarlo per dare un segno della propria contrarietà all'involuzione delle istituzioni americane, ma il loro sforzo è stato inutile. Il partito del presidente ha radunato milioni di sostenitori acritici che hanno sopraffatto i loro avversari, dimostrando una tragica verità: gli esponenti della civiltà moderna sono ormai una minoranza negli Stati Uniti.

L'affluenza alle urne è stata la la più alta che si sia vista da molte elezioni: questa volta entrambi i campi si sono mobilitati come non accadeva da tempo. Tutti percepivano questa elezione, al di là dell'insignificanza dei due candidati, come una specie di referendum sul modo di intendere l'America, le sue istituzioni ed il suo modo di vivere. E' emersa in modo netto la contrapposizione tra le due anime degli USA: quella laica, moderna, razionale, illuministica, aperta della prima repubblica moderna e quella medioevale, bigotta, chiusa dei Padri Pellegrini. Non dimentichiamo che gli Stati Uniti nacquero nel Settecento illuminista dalla prima rivoluzione borghese (anzi la seconda se consideriamo gli eventi inglesi del 1688); ma la loro popolazione comprendeva già allora quelli che erano fuggiti dalla Gran Bretagna per motivi religiosi a partire dal Seicento, portando con sé soltanto gli attrezzi agricoli, le armi e la Bibbia.

Noi europei siamo solitamente in contatto con l'America moderna, quella cosmopolita di New York e Los Angeles, degli scienziati e dei tecnici, dei movimenti per l'uguaglianza razziale e sessuale, l'avanguardia della civiltà occidentale; ma oggi ci è stato chiarito nel modo più duro che l'America maggioritaria è quella delle campagne e delle città dell'interno e del Sud, dove la scienza è rifiutata e la verità si cerca nella Bibbia, dove vigono il razzismo e il sessismo, e soprattutto la paura di tutto ciò che sembra minacciare il loro mondo chiuso e ristretto. Nel numero di novembre del National Geographic, che dedica un'ampia sezione all'evoluzione, si riporta il fatto che un'indagine Gallup del 2001 ha dato l'interessante risultato che il 45% degli americani crede che Dio abbia creato gli esseri umani (e il mondo intero) in forma pressoché identica all'attuale meno di 10.000 anni fa. In pratica il 45% degli americani rifiuta in blocco la scienza perché, al di là delle dispute sul darwinismo, credere cose simili comporta il rifiuto della geologia, della biologia, della paleontologia, della cosmologia, dell'astrofisica e di parecchie altre discipline scientifiche. Nessuna di queste persone, in realtà, ha mai  seguito un corso elementare di scienze, come quelli delle nostre scuole medie.

Ciò non toglie che gli Stati Uniti siano tuttora il paese dove si svolge una parte importantissima della ricerca scientifica mondiale. A tutti gli effetti esistono due anime dell'America, incompatibili ed incomunicanti. Purtroppo quella bigotta è maggioritaria ed elegge alla presidenza individui come Bush. Bigotta e ignorante in un modo per noi difficile da capire: pochissimi di loro si rendono conto dell'esistenza di un mondo al di fuori degli Stati Uniti. Certo, sanno che esistono altre nazioni, ma non ne hanno alcuna nozione realistica e soprattutto non gliene importa niente. Chi vive negli Stati Uniti veri, che non includono città come New York e Los Angeles, è bombardato da torrenti di notizie che riguardano esclusivamente le questioni locali, con qualche informazione "nazionale", sugli USA in senso generale. Il resto del mondo è relegato a qualche trafiletto o notizie di curiosità, a parte naturalmente la "guerra al terrorismo" contro bin Laden ed i suoi accoliti, che attaccano l'America, che è così buona e grande, perché sono invidiosi della sua grandezza e prosperità. Ma gli eroici soldati americani, in qualche posto chiamato Iraq che non si sa bene dove sia, stanno lottando per portare la democrazia ed il modo di vivere americano a quei poveretti, che non desiderano altro ma sono troppo primitivi ed ignoranti per liberarsi da soli dai tiranni come Saddam e dai terroristi.

L'esistenza di queste due anime spiega la strana situazione per cui persone che amano profondamente la prima America possano essere chiamate "antiamericane" dagli esponenti della nuova destra mondiale, come ha scritto Luciana Castellina sul Manifesto del 4 novembre 2004. Oggi si può senz'altro affermare che l'America è spaccata in due, e quelli come chi scrive, che sono cresciuti ammirando ed amando l'America moderna, sono tacciati di essere antiamericani, perché rifiutano l'altra. Le elezioni del 2004 ci hanno chiarito che l'America prevalente è quella che non amiamo, quindi è vero che siamo antiamericani, sia pure in compagnia di una parte, numerosa ma comunque minoritaria, degli stessi americani. Quella parte che ci sta chiedendo scusa, visitate www.sorryeverybody.com.

Sta di fatto che l'America che tutti i filoamericani portano ad esempio per vilipendere chi oggi si oppone all'impero americano è appunto quella che anche noi amiamo e che pure esiste. Siamo condannati ad amare un'America che oggi è minoritaria e temere quell'altra America che oggi esercita un potere schiacciante sul mondo. Non siamo, noi, incoerenti: l'America, piuttosto, è con ogni evidenza divisa in due.

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I veri contendenti nella lotta per il mondo

I media ci martellano con un messaggio incessante: è in atto nel mondo una guerra contro il terrorismo, da un lato ci sono i  paesi democratici guidati dagli Stati Uniti d'America, dall'altro i terroristi, islamici o in qualche caso anche (ex) comunisti, il cui capo è Osama bin Laden. Questa versione della situazione mondiale sembra presa di peso da un film dell'agente 007, con la parte del miliardario pazzo di turno, Goldfinger o i suoi equivalenti, sostenuta dal terrorista saudita (che è pure miliardario, quindi perfetto per il ruolo); eppure è pubblicamente sostenuta da vari capi di governo e dalla maggior parte dei media, ed è creduta dalla maggioranza della popolazione degli Stati Uniti. Anche se, per fare un esempio, nel territorio degli Stati Uniti dopo l'11 settembre 2001 non c'è stato più nulla, neanche il più piccolo e insignificante atto di violenza, che sia riconducibile a bin Laden. E lo stesso 11/9 sembra sia stato possibile soltanto per l'incredibile trascuratezza dei servizi segreti e delle forze armate americane - tanto incredibile da essere per molti alquanto sospetta. Del resto, la commissione d'inchiesta del Congresso USA ha sancito che vi sono state mancanze gravi, mentre il direttore della CIA Tenet ha ritenuto necessario dimettersi già nel giugno scorso.

Qualunque dicotomia è per sua natura una semplificazione: se ne proponiamo un'altra, sarà soltanto per sottolineare l'esistenza di altri fattori di conflitto e suscitare la consapevolezza che la realtà è troppo complicata per poter essere ridotta ad un conflitto tra due sole parti ben definite. Tuttavia possiamo, ben coscienti di queste difficoltà, proporre un'interpretazione alternativa della situazione mondiale. Accettiamo l'ipotesi che vi sia un conflitto tra due campi contrapposti, ma li definiamo in modo del tutto diverso.

I veri contendenti non sono dunque la "democrazia" ed il "terrorismo", ma la democrazia, intesa in un altro modo, e la nuova destra mondiale. A questo nemico possiamo dare vari nomi, secondo l'aspetto che ne vogliamo sottolineare. Il più breve ed intenso è neoconservatori, abbreviato neocon: l'abbreviazione sembra appropriata per denigrarli, visto come suona in francese (farselo spiegare da un francofono).  E' una denominazione fuorviante,  non si possono considerare conservatori, in quanto non intendono conservare alcunché, anzi intendono trasformare profondamente il mondo sulla base della loro ideologia. Una trasformazione retrograda, che ci riporterebbe ad un passato premoderno, quindi si tratta di reazionari piuttosto che di conservatori. Dei movimenti politici del secolo appena concluso il più simile a loro, peraltro, si direbbe sia il fascismo, quindi potremmo chiamarli postfascisti, visto che il termine neofascisti è già in uso con un significato diverso. Per brevità , comunque, d'ora in avanti continuerò a chiamarli neocon.

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I neocon

Cerchiamo di definire il campo dei neocon.

In campo economico sono liberisti in modo estremo, sostengono la totale apertura dei mercati e l'abolizione di ogni normativa che possa ostacolare la libertà d'impresa e di commercio (deregulation). Sono favorevoli alla privatizzazione di tutti i servizi al pubblico e di tutte le risorse, dai servizi sanitari alla scuola all'energia all'acqua potabile. Ritengono che il libero mercato sia il meccanismo universale in grado di fornire a tutti beni e servizi in abbondanza ed a basso costo, risolvendo per propria virtù ogni scarsità ed ogni inefficienza. Conseguentemente, ritengono che lo Stato debba ridursi essenzialmente a funzioni collegate alla sicurezza esterna ed interna, per le quali comunque deve servirsi ampiamente dei privati, affidando loro le attività ed i servizi collaterali, non soltanto quindi la produzione di mezzi ed armi ma anche i trasporti, il vitto e l'alloggio dei poliziotti e dei soldati e così via, includendo anche la gestione delle carceri. La tassazione deve quindi essere ridotta al minimo, soltanto quel che basta per mantenere il governo, la polizia e le forze armate. Tutti gli altri servizi devono essere pagati direttamente dai cittadini che ne usufruiscono ai privati che li erogano.

I neocon sono strenui sostenitori della "democrazia", che essi intendono come ciò che sussiste quando ci sono organi di governo scelti in base a "libere elezioni". I parlamenti non sono importanti, la forma di Stato preferita è la repubblica presidenziale, in cui la democrazia si realizza tramite l'elezione diretta del presidente. Il sistema politico deve essere bipolare, in modo da evitare che ci siano troppi candidati alla presidenza: idealmente, la miglior democrazia neocon (neoconcrazia?) si ha quando si tengono elezioni presidenziali con due candidati. Compito del parlamento è ratificare le decisioni del governo, che è formato da ministri scelti dal presidente. Il sistema elettorale deve essere maggioritario, per favorire il bipolarismo e la governabilità, evitando che il presidente sia limitato dall'instabilità delle maggioranze parlamentari. Il Presidente è un vero e proprio dittatore temporaneo, che trae la sua legittimazione dalle elezioni periodiche in cui il popolo può sceglierne un altro, naturalmente per quanto possibile con una scelta ristretta a due soli nomi.

C'è una stretta alleanza tra i neocon e le istituzioni religiose. Essi sostengono i "valori tradizionali della famiglia", che si traducono nella richiesta della proibizione assoluta di aborto, divorzio, prostituzione, pornografia, uso degli embrioni per la sperimentazione, concepimento in vitro, uso di droghe (quelle definite tali da loro, naturalmente). E' richiesta la massima severità nei confronti di chi trasgredisce queste regole ed anche di chi viola l'altro sacro vincolo, quello della proprietà privata.

La proprietà privata, infatti, è sostenuta e difesa come principio fondante del neoconservatorismo. Idealmente ogni cosa deve essere di proprietà di qualcuno, che può far valere il suo diritto su di essa in ogni modo e farne libero commercio. I beni pubblici, mobili ed immobili, devono preferibilmente essere ceduti ai privati, che li gestiranno meglio dello Stato, per sua intrinseca natura inefficiente. Questo vale anche per le risorse naturali, come le fonti energetiche e l'acqua potabile. La violazione della proprietà privata è un crimine perseguito con la massima severità: non soltanto il furto nel senso tradizionale, ma anche la copiatura non autorizzata di dischi e film e atttività analoghe sono considerate colpe gravi. Non così avviene per falsi in bilancio, distrazioni di fondi e altre colpe riferite alla gestione delle società oltre che, ovviamente, dello Stato: queste sono considerate mancanze lievi.

I neocon sono bellicosi e sostengono che la superiore civiltà occidentale (intesa alla loro maniera) deve essere imposta con la forza a chi non si adegua volontariamente. I valori della privatizzazione, della democrazia neocon (presidenzialismo ed elezioni bipolari), del liberismo economico sono secondo loro valori eterni e destinati a trionfare; chi non li accetta ha un interesse specifico, insomma è un dittatore o membro di un gruppo di oppressori come i comunisti ed i religiosi mussulmani, oppure è tenuto nell'ignoranza dal dittatore del suo paese. La guerra è un mezzo legittimo e naturale per impedire ai nemici della democrazia (variante neocon) di realizzare i loro crudeli piani contro l'Occidente e soprattutto gli Stati Uniti d'America, l'unico esempio di potenza imperiale altruista della storia. Gli Stati Uniti se attaccano un paese lo fanno per il suo bene, non per motivi di conquista. E' dovere di tutti aiutare gli Stati Uniti nelle loro imprese belliche umanitarie nel mondo, anche e soprattutto in nome della gratitudine che è loro dovuta per averci liberati in passato con un'analoga guerra umanitaria (la Seconda Guerra Mondiale  - peccato che allora gli USA fossero guidati da un certo Franklin D. Roosevelt, democratico e sostenitore di valori opposti a quelli dei neocon).

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I democratici

Il campo opposto è meno compatto, e questo spiega come non sia riuscito a frenare l'avanzata neocon. Si compone di diverse parti non molto in armonia tra loro, di cui le principali sono le sinistre tradizionali e il movimento "new global", denominazione più corretta rispetto a "no global". Ma include anche movimenti religiosi di tipo solidaristico, gli autentici conservatori liberali e altre componenti di stampo addirittura tradizionalista, come gli isolazionisti americani.

Ciò che unifica gli avversari dei neocon è che concepiscono la democrazia come sistema di valori e non come mero schematismo, la religione come rapporto tra l'umano ed il divino e non come insieme di dogmi, culti e regole, lo Stato come entità collettiva che dà ai cittadini anche assistenza, giustizia, servizi essenziali e non soltanto sicurezza, la proprietà privata e la sfera economica in generale come strumenti al servizio dell'uomo e non come valori in sé.

E' importante notare che il campo democratico non è esclusivamente laico. Esso include una parte importante di movimenti religiosi, in particolare in ambito cattolico: tutti quelli che sostengono i valori della solidarietà, dell'assistenza disinteressata, che rifiutano l'idolatria della proprietà e la riduzione dell'uomo ad essere economico. La gerarchia cattolica è in difficoltà da questo punto di vista, perché si trova vicina ai neocon su alcuni punti ma ne differisce su altri.  Si consideri la situazione che si è creata alle elezioni americane: il candidato del Partito Democratico, Kerry, è cattolico ma non ha voluto sostenere le posizioni della Chiesa. Il Vaticano di fatto gli si è schierato contro, e i cattolici americani si sono divisi tra i conservatori, che hanno votato Bush per le sue posizioni sull'aborto, ed i solidaristi che hanno votato Kerry per le sue posizioni sulla politica sociale.

Il campo democratico è dunque poco coeso, anche perché si definisce soltanto per la generica adesione ai valori della civiltà occidentale moderna. Esaminandone le singole componenti, possiamo comprendere i motivi di questa debolezza.

I partiti di sinistra tradizionali non recepiscono i veri termini dello scontro e perdono consensi, cercando di inseguire i neocon sul loro terreno in campo economico e sociale. Sono diventati in genere una specie di neocon annacquati, che vogliono privatizzare i servizi pubblici ma soltanto un po', ridurre le tasse ma non troppo, liberalizzare il mercato del lavoro ma con moderazione, partecipare alle imprese militari USA ma soltanto se approvate dall'ONU. Tutto considerato, differiscono nettamente dai neocon soltanto sulle questioni della morale personale, in particolare sul trattamento legale dell'omosessualità, sull'aborto, sul trattamento degli embrioni. Questo è semplicemente dovuto alla loro cooptazione nelle istituzioni: non avendo ancora capito che i neocon li butteranno fuori appena possibile, cercano di conservare il loro potere residuo con ampie concessioni sul piano economico e sociale.

In Gran Bretagna è accaduto addirittura che il Partito Laburista, che dovrebbe essere di sinistra, si è allineato con i neocon in tutto tranne appunto le questioni di morale personale. Il risultato è che i britannici non hanno neanche un'opposizione di sinistra tradizionale al neoconservatorismo, ma soltanto la scelta tra il neoconservatorismo dei laburisti ed il conservatorismo tradizionale, rappresentato dai Tories.

I movimenti cattolici impegnati nel sociale sono una parte cospicua, almeno in Italia, dell'opposizione ai neocon. Sono quasi l'immagine speculare della sinistra tradizionale: non vanno d'accordo con i neocon su niente, tranne la morale personale. C'è da dire, tuttavia, che la loro concezione etica, pur rifacendosi a quella ufficiale della Chiesa, non condivide il rigorismo cupo dei neocon ma si allinea alla tradizione cattolica dell'accoglienza misericordiosa verso il peccatore come individuo, pur senza cedere sui principi.

Il movimento cosiddetto "new global" è composto in parte dagli stessi cattolici di cui abbiamo parlato, ma per il resto dalla sinistra non inquadrata nei partiti tradizionali, dagli anarchici e dagli ambientalisti. La propaganda neocon utilizza le intemperanze di una minoranza del movimento per spaventare gli incerti ed attirarli dalla propria parte. Questa nuova sinistra non si riconosce più nei partiti tradizionali, che considera appunto troppo vicini all'ideologia avversari nei fatti, se non nelle parole.

Una componente importante del campo democratico è formata dagli autentici liberaldemocratici di tipo tradizionale. Parliamo di imprenditori, professionisti, magistrati che hanno un'idea chiara della democrazia liberale e non possono riconoscersi nei neocon, pur essendo per conto loro conservatori, anzi appunto perché sono i veri conservatori. Anch'essi sostengono il libero mercato, ma ne conoscono i limiti e non lo elevano ad oggetto di culto; la loro concezione della democrazia si basa sui concetti dello stato di diritto, del governo della legge, dell'equilibrio dei poteri, non sulla dittatura temporanea con elezioni bipolari. La loro concezione della morale personale è rigorosa ma laica.

Questa breve carrellata chiarisce quanto sia variegato il campo democratico e spiega perché esso non sia riuscito a frenare i neocon. Essi hanno poche idee ma molto chiare e un progetto definito, mentre i loro avversari hanno molte idee in contraddizione e nessun progetto, o troppi progetti concorrenti e mal definiti, che è la medesima cosa.

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Da che parte sta Osama

Se prendiamo in considerazione i terroristi islamici e ne confrontiamo i valori con quelli dei due campi contrapposti, ci accorgiamo che essi non sono "gli avversari della democrazia", ma una scheggia dei neocon che rifiuta unicamente la democrazia elettorale, sostituita dalle istituzioni tradizionali islamiche,  ma sostiene tutto il resto. Osama bin Laden è un miliardario saudita che non accetterebbe mai di sottoporsi ad un confronto elettorale, ma condivide sostanzialmente la visione del mondo di Bush. Bin Laden e Bush sono due facce della stessa medaglia, come possiamo comprendere meglio se confrontiamo il loro linguaggio. Entrambi riconducono lo Stato al solo fattore della sicurezza, si considerano ispirati da Dio, sostengono una religiosità dogmatica e fanatica, sono miliardari appartenenti a famiglie di miliardari, per di più associate tra loro in affari, quindi sostenitori della proprietà privata, hanno una concezione negativa dello Stato, sono pronti a ricorrere alla violenza ogni volta che sembri necessario.

E' dunque vero che i terroristi islamici si oppongono alla democrazia, ma non si può sostenere che siano autentici avversari dei neocon, bensì una loro fazione. Del resto, badiamo bene alla definizione di terrorismo. Se terrorismo è il ricorso ad atti violenti indiscriminati allo scopo di indurre il nemico a piegarsi alla propria volontà per mezzo del terrore, allora il primo terrorista del mondo è il governo degli USA: dispone della maggior quantità di armi di distruzione di massa e la sua dottrina operativa ne prevede l'uso preventivo e non solo per rappresaglia; è sempre pronto a scatenare attacchi militari con o senza approvazione dell'ONU e partecipazione di alleati; la sua tecnica militare si chiama shock and awe, colpisci e terrorizza, si basa sul bombardamento dall'aria di obiettivi anche di tipo civile, come centrali elettriche, ponti, treni, con uso di armi proibite come le bombe a grappolo e di munizioni all'uranio impoverito, che hanno effetti a lungo termine sulle persone esposte. Il numero di morti civili nelle guerre da loro scatenate è sempre molto superiore a quello dei combattenti (2). Parliamo di fatti documentati ufficialmente, non di illazioni. Soltanto la loro propaganda parla di attacchi "mirati": ma a cosa? Colpire personalmente i governanti di un altro paese se non è terrorismo è quantomeno omicidio; ma in ogni paese attaccato tra gli obiettivi "mirati" c'erano anche infrastrutture necessarie alla vita della gente, non soltanto i centri militari o i palazzi governativi. E gli stessi palazzi governativi sono in realtà spesso centri amministrativi civili, a volte anche edifici storici, esattamente come gli obiettivi dei "terroristi" di bin Laden. Ma molti attacchi sono svolti in modo indiscriminato col coinvolgimento della popolazione civile, e l'uso di bombe a grappolo, formate da minibombe che si sparpagliano e spesso non esplodono immediatamente ma restano attive sul terreno come vere e proprie mine, e di munizioni all'uranio, che inquinano l'ambiente in modo grave colpendo la popolazione del luogo per anni, non si possono considerare né mirati né certamente umanitari. In Iraq con Saddam esisteva un minimo di servizi pubblici anche durante l'embargo, ora non c'è nulla e la ricostruzione è affidata a società private statunitensi; il patrimonio artistico e culturale è stato abbandonato totalmente al saccheggio; scuole ed ospedali sono in rovina. L'attacco all'Iraq è stato un gigantesco atto terroristico, col fine di terrorizzare tutti gli altri governi non allineati agli USA, come quelli di Iran e Siria.

Osama bin Laden non è altro che un neocon islamico. La guerra asimmetrica tra Stati Uniti e Al-Qa'ida è nello stesso tempo un conflitto interno neocon ed uno strumento della loro avanzata, perché consente ad entrambe le parti in conflitto di mettere in difficoltà le forze democratiche, limitare i diritti civili, rafforzare il proprio potere per mezzo della paura. Il Patriot Act (3), con cui sono stati gravemente lesi i diritti civili degli americani e di fatto annullati quelli degli stranieri sotto giurisdizione americana, è passato grazie alla situazione di emergenza creatasi con gli attentati del 2001. Ugualmente bin Laden mira ad abbattere i regimi arabi attuali per sostituirli con regimi islamici puri, basati sulla shari'a (controparte della "democrazia" di Bush), ed ha già ottenuto una riduzione dei diritti civili nello stesso Iraq, dove oggi i cristiani sono una minoranza perseguitata ed i diritti delle donne sono messi in discussione dallo stesso governo filoamericano. Sotto Saddam Hussein l'estremismo islamico era bandito, ora è penetrato in forze in Iraq. Mentre in Afghanistan la situazione, checché ne dicano i media occidentali, non è cambiata se non nel centro di Kabul, dove passeggia qualche donna senza burqa ad uso e consumo delle TV occidentali.

Nel mondo mussulmano esiste un movimento per la modernizzazione, molto fastidioso sia per alcuni governanti arabi attuali sia per gli estremisti religiosi. Sotto molti aspetti, bin Laden sta combattendo all'interno del mondo islamico una battaglia simile a quella dei neocon occidentali, contro la democrazia propriamente detta ed in favore della reazione religiosa. Sicuramente ha visto con favore la rielezione di George Bush, che è funzionale ai suoi scopi tanto quanto la sua azione terroristica è funzionale al mantenimento dei neocon al governo negli Stati Uniti. Se questi, infatti, proseguiranno nella loro politica di aggressione, sarà facile screditare i mussulmani laici e progressisti additandoli come amici del nemico americano.

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Lo smantellamento della democrazia in Italia

Il piano per l'imposizione della "neoconcrazia" procede da anni nel mondo. In Italia possiamo osservarne uno degli episodi di maggior successo, almeno finora. Uno degli eventi più importanti è il primo passaggio parlamentare della riforma costituzionale voluta dall'attuale maggioranza parlamentare.

Questa riforma ha lo scopo di imporre anche da noi il tipo di regime favorito dai neocon: un leader che detiene pressoché tutto il potere, sottoposto periodicamente ad elezioni bipolari nelle quali si sceglie appunto il capo del governo, piuttosto che la rappresentanza popolare in parlamento. La sciagurata riforma elettorale maggioritaria, imposta alcuni anni fa, contro la quale abbiamo già argomentato in modo esteso in questo articolo, è stata il primo tassello della nuova forma di Stato. Con il falso argomento della governabilità, si è imposta la camicia di forza del bipolarismo ad un sistema politico che bipolare non è e non può essere.  Il sistema maggioritario è una premessa dello svuotamento dei poteri del Parlamento a favore dell'esecutivo. Già ora, quando si va alle elezioni, ci si esprime come se si votasse il capo del governo, e non i rappresentanti del popolo: Tizio ha votato per Berlusconi, Caio per Rutelli. Alle recenti elezioni europee, svoltesi col sistema proporzionale, il presidente del consiglio si è presentato in tutti i collegi pur non essendo eleggibile, per mantenere la personalizzazione del voto. Con questo ha sancito una sconfitta personale, perché le preferenze raccolte sono state molto meno numerose di quanto egli si aspettasse; tuttavia ha dovuto farlo, per mantenere la competizione sul piano della personalità del leader anziché dei contenuti politici.

Ora è in atto un procedimento di revisione costituzionale che rischia di creare un sistema autoritario di nuovo tipo, basato sui principi neocon che abbiamo esposto più sopra. Il Presidente del Consiglio diverrebbe Primo Ministro, con il potere di nominare direttamente i ministri e di sciogliere il parlamento - prerogative tolte al Presidente della Repubblica, che sarebbe ridotto ad un ruolo puramente simbolico. I partiti sarebbero obbligati ad indicare il nome del candidato premier già sulla scheda; inoltre la sostituzione del premier a legislatura in corso sarebbe possibile soltanto per scelta della sua maggioranza, non del parlamento intero. Anzi, della Camera dei Deputati, perché scomparirebbe il bicameralismo ed il Senato diverrebbe un organismo del tutto differente, un'assemblea delle regioni. C'è da notare che il potere di sciogliere la Camera consentirebbe al premier di controbattere perfino i partiti della sua stessa maggioranza, se tentassero di rimuoverlo. Le attribuzioni di Camera, Senato, Regioni sono alquanto confuse nel progetto, se eminenti costituzionalisti ritengono che insorgerebbero continue dispute di competenza (il minor male, per un certo verso). Le procedure legislative sarebbero modificate in modo da favorire l'esecutivo. Citiamo come ultimo punto, ma non per importanza, il fatto che il Consiglio Superiore della Magistratura sarebbe composto in maggioranza di rappresentanti politici.

Riassumendo, avremmo:
Si tratta di una perfetta neoconcrazia all'italiana, con concessioni federaliste alla Lega Nord. Del resto, gli Stati Uniti d'America sono federali!

Nel frattempo si modifica il codice militare, prevedendo gravi pene detentive per i giornalisti che osino diffondere notizie sulle operazioni militari, comprese quelle "di pace". La semplice raccolta di informazioni non segrete ma ritenute "di carattere riservato" sulle truppe viene punita con la reclusione da 2 a 10 anni, la loro diffusione addirittura con una pena da 5 a 20 anni. Si tratta di un vero e proprio attacco alla libertà di stampa, perché in pratica qualunque resoconto giornalistico sulle attività delle forze italiane (e forse anche di quelle alleate) potrebbe essere considerato illegale... se non fosse giudicato perfettamente rispondente alle richieste delle forze armate. Questa mossa è evidentemente funzionale al bellicismo neocon in versione italiana.

Intanto procede la distruzione della cultura tramite lo sfascio della scuola pubblica e dell'università. La riforma dei programmi scolastici, assai più di quella dei cicli formativi, sembra appositamente progettata per produrre masse di ignoranti influenzabili. Tanto per fare un esempio, lo studio della geografia è drasticamente ridotto. Nelle scuole elementari si avranno soltanto nozioni di geografia dell'Italia, nulla sul resto del mondo. Così non ci sarà pericolo che i bambini sappiano cos'è l'Iraq...

Alberto Cavallo, 8 dicembre 2004

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Note


(1) Che si tratti di un impero è ormai evidente, dato che emana leggi extraterritoriali, dispone di basi militari nel mondo intero, si pronuncia sugli affari interni di tutti i paesi del mondo, esercita direttamente o indirettamente un potere significativo su vasti territori anche al di fuori del proprio stato di origine. Che sia sacro lo si deduce dalla retorica dei suoi esponenti: Bush nomina Dio non meno di dieci volte in ogni discorso, esprime chiaramente la convinzione diffusa che gli Stati Uniti rappresentino la Forza del Bene che agisce nel mondo per affermare la volontà divina.
E' significativo come in questo nostro mondo si riproducano in modo singolare le istituzioni del medioevo passato. Vi fu un tempo in cui l'Imperatore era eletto dal collegio dei Principi Elettori, oggi invece questo compito spetta ai comuni cittadini americani, che diventano ogni quattro anni i Principi Elettori del Presidente dell'unica superpotenza rimasta, quindi di fatto dell'Imperatore Mondiale, che governa non soltanto gli USA ma indirettamente anche tutti noi. Infatti gli Stati Uniti, notoriamente, decidono quali Stati sono democratici e quali no, quali elezioni sono valide e quali no (ad esempio, si vedano i casi delle elezioni valide in Afghanistan e non valide in Ucraina), e ovviamente chi merita di essere bombardato e invaso e chi no. E tanti saluti alla democrazia, perché il 95% dell'umanità non può votare in queste elezioni, che decidono chi sarà per 4 anni il monarca repubblicano del paese che governa il mondo ed ha letteralmente potere di vita e di morte su ogni essere umano. Sì, letteralmente, perché in ogni momento può decidere di sganciarvi una bomba sulla testa senza che possiate farci niente, a parte il tentativo di evitare un attacco contribuendo all'instaurazione di un governo filoamericano oppure all'acquisizione di armi nucleari da parte del vostro paese.

(2)  Secondo lo studio di un gruppo di medici americani della Scuola di Sanità pubblica Johns Hopkins Bloomberg di Baltimora, pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet, il numero di morti in eccesso (direttamente uccisi o morti a causa delle conseguenze indirette della guerra, come ad esempio l'indisponibilità di soccorso medico) causato dalla guerra in Iraq è stato di 100.000 entro ottobre 2004. Secondo il sito Iraq Body Count, che conteggia soltanto le morti causate direttamente dalle azioni militari, siamo arrivati al numero che potete leggere direttamente cliccando qui. Foreign Policy - In Focus ha pubblicato questo articolo sui crimini di guerra americani.

(3) Alcuni dei punti più gravi:
Si tratta di una legge contraria alla Carta dei Diritti dell'Uomo ed anche, a mio parere, alla stessa Costituzione degli Stati Uniti. Tuttavia è attualmente in vigore. Dati questi fatti, ci si dovrebbe chiedere con che coraggio gli USA vogliono insegnare la democrazia agli altri.


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