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IL MORALISMO UCCIDE


Sommario

Il fatto

Ieri, 8 settembre 2000, un giovane di 25 anni, Antonello P., si è tolto la vita dopo che i carabinieri, avendolo sorpreso mentre riaccompagnava una prostituta al suo posto sul marciapiede, gli avevano sequestrato l'automobile e l'avevano denunciato per favoreggiamento della prostituzione.

Il fatto è accaduto a Mestre. La procura della repubblica di Mestre, seguendo l'esempio di quella di Perugia, ha dato alle forze dell'ordine la direttiva di procedere contro i clienti delle prostitute come se fossero responsabili di favoreggiamento, per il fatto che le riportano sul marciapiede da cui le hanno prelevate e quindi consentono loro più facilmente la ripresa dell'attività.

I giornali riportano anche le parole del pubblico ministero Carlo Nordio, secondo il quale "Nell'immediatezza del fatto l'operato dei carabinieri si presentava formalmente legittimo", salvo poi aggiungere che "in ogni caso il cliente, se rimane tale, non si può perseguire in base alla legge Merlin".

L'automobile è stata dissequestrata. Antonello però è morto, ed è fuori della giurisdizione del dott. Nordio.

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Commenti sul fatto

Non sono un giurista e non commento il fatto dal punto di vista giuridico. Lo commento come uomo e come cittadino. Quello che so dei fatti e delle persone coinvolte l'ho letto sui giornali, quindi sono possibili errori dovuti a inesattezze o incomprensioni, dei giornalisti oltre che mie personali. Ma non mi soffermerò sui dettagli, quello che importa è il significato della vicenda.

Scrivo questi commenti perché mi sono addolorato per la tragedia di un uomo, irritato per l'atteggiamento del magistrato, preoccupato per il contesto generale della vicenda.

Non posso fare a meno di commentare subito le parole del pubblico ministero: un perfetto esempio di linguaggio burocratico legale, con il quale egli cerca di salvare l'operato suo e delle forze dell'ordine, salvandone la legittimità ma simultaneamente ammettendo che in sostanza poteva trattarsi di un errore. E' il più tipico atteggiamento dell'uomo di potere italico, che si nasconde dietro una cortina fumogena di parole, negando qualsiasi responsabilità senza negare il fatto, ed attribuisce la tragedia ad una sorta di fatalità burocratica formale, la quale determina gli eventi attraverso regole inderogabili. Salvo che poi, in Italia, non esiste regola che non sia violata mille volte al giorno.

L'operato del dott. Nordio può anche essere accettabile legalmente, lo giudicherà il CSM che ha già aperto un'inchiesta. Ma al di là dell'aspetto legale c'è quello morale e umano, e da questo punto di vista è stato commesso un abuso intollerabile. Una persona che non ha fatto del male a nessuno in vita sua, che non ha rubato, pagato tangenti, corrotto, che ha sempre vissuto in modo irreprensibile è stata trattata come un criminale, accusato del tutto ingiustamente di un reato per il quale avrebbe anche potuto essere condannato a parecchi anni di carcere.

La piccineria morale delle parole del magistrato contrasta in modo agghiacciante con la tragedia della morte di un giovane innocente.

Non mi pare che si possa negare che le forze dell'ordine agissero per mandato della magistratura: non è assolutamente credibile che l'accaduto derivi da un'iniziativa autonoma dei carabinieri. Provo anzi molta pena per i militi che ora forse sono colti dal rimorso per le conseguenze di ciò che hanno fatto, eseguendo direttive dell'autorità giudiziaria. Le parole del magistrato, nella loro ambiguità, sembrano sottintendere un tentativo di scaricare la responsabilità del fatto su coloro che, invece, ritenevano semplicemente di fare il proprio dovere ed eseguivano ordini. La responsabilità a mio parere è invece tutta del magistrato, che ha imposto un'interpretazione abnorme di una vecchia legge, arrogandosi una funzione legislatrice e moralizzatrice che egli, nella sua funzione, non ha e non deve avere.

Resta il fatto che un uomo è morto, schiacciato dalla sua stessa coscienza, per la quale era stata commessa una colpa imperdonabile e soprattutto inconfessabile.

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Il moralismo delle chiese

Prima di cominciare a scrivere ero in preda a seri dubbi. Mi sembrava ingiusto, quasi come infierire ulteriormente sulla vittima, cercare di commentare ed analizzare la vicenda. Temevo e temo ancora che qualcosa di ciò che scrivo possa risultare offensivo per lui e per i suoi familiari. Se questo accadesse chiedo umilmente scusa. Ho deciso di scrivere e pubblicare questa pagina nella speranza che possa contribuire, in qualche modo, a combattere le cause di queste tragedie ed a diminuire le sofferenze fisiche e morali di tante persone: le vittime del moralismo.

Parlerò parecchio dell'atteggiamento delle chiese cristiane sulla questione. Voglio dire prima di tutto che le critiche che farò si riferiscono alla realtà materiale e storica delle chiese, non alla figura del Cristo. Anzi, io vedo nel Cristo la figura di colui che viene condannato a morte pur essendo totalmente innocente, per volontà di coloro che falsamente pretendono di essere i portatori della volontà di Dio. Cristo è colui che muore perfettamente innocente - mentre nessuno di noi è perfettamente innocente, neppure Antonello lo era. Eppure mi sento di dire che nel volto di Antonello, morto per colpe assurdamente veniali, io vedo il volto di Cristo crocifisso ancora una volta, e non per nulla crocifisso per volontà dei grandi sacerdoti e della plebe ignorante da essi aizzata.

Il moralismo ha agito, in primo luogo, attraverso l'iniziativa di alcuni magistrati. Sospinti da esponenti politici e soprattutto dalla chiesa cattolica, essi hanno preso provvedimenti nei confronti dei clienti delle prostitute, allargando l'interpretazione della legge Merlin fino al punto di rendere, di fatto, la prostituzione un reato.

Ma la prostituzione deve essere considerata un reato?

Sembra che, per la morale cattolica, le uniche vere colpe siano quelle che riguardano la sfera del sesso. Rubare, mentire, corrompere, violare qualsiasi regola della società umana sono colpe veniali, salvo che si tratti di sesso. Avere un rapporto sessuale mercenario è molto più grave che, ad esempio, truccare i risultati di un concorso pubblico. Non mi si venga a dire che non è così e che vi sono fior di catechismi, bolle ed encicliche che sottolineano la gravità degli altri peccati, perché nei fatti e nei comportamenti della gerarchia cattolica così come dei fedeli risulta evidentissimo che il sesso e solo il sesso è veramente considerato peccato.

Questo fa sì che, per una persona sinceramente devota e autenticamente onesta, una colpa anche lieve appartenente alla sfera del sesso sia percepita come qualcosa di straordinariamente grave, tanto da indurre alla più profonda disperazione e talvolta addirittura a gesti irrimediabili.

Parallelamente, la prostituzione viene considerata come un'attività estremamente immorale e degradante, mentre ad esempio il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina è considerato addirittura apprezzabile. Chi riaccompagna una prostituta è considerato meritevole di anni di carcere, chi invece aiuta un immigrato clandestino nascondendolo alle autorità è visto quasi come un eroe, come se stesse salvando un ebreo dai nazisti.

Questa ossessione della chiesa cattolica (e anche di altre chiese e organizzazioni religiose) per il sesso è stata ed è tuttora causa di immense sofferenze per milioni di persone. Milioni di giovani crescono considerando il sesso come cosa sporca e peccaminosa: da questo, principalmente, nasce la domanda per la prostituzione.

E' un fatto fisiologico che i maschi umani sentano la necessità del sesso. Ma la morale delle chiese proibisce qualunque modalità di espressione di tale esigenza, che non sia l'attività sessuale con il coniuge legale, purché principalmente finalizzata alla riproduzione. Il risultato, per quanto paradossale possa sembrare, è che i devoti ricorrono spesso alle prostitute, sentendosi nel contempo terribilmente in colpa. Se non sono ancora sposati, non possono praticare legalmente il sesso con le fidanzate, che peraltro spesso non sono disponibili, non avendo le stesse esigenze e trovando invece la giustificazione religiosa. Gli uomini sposati, a loro volta, evidentemente trovano difficoltà anche nell'ambito della vita di coppia legalizzata; del resto, non sarebbero autorizzati a fare sesso nemmeno loro, se non per avere figli. L'autentico devoto, poi, normalmente non ha né lo spirito di iniziativa né in generale le qualità per avere avventure sessuali fuori dalla coppia.

Così molti dei clienti delle prostitute sono proprio i devoti cristiani, perché la fisiologia è quella che è, e non tutti sono santi. E se ne vergognano tremendamente e sono terrorizzati dall'idea di essere scoperti.

Ci sono ovviamente tanti altri casi. Tanti uomini per i motivi più svariati non riescono a praticare il sesso in modo regolare ma non sono tanto forti da potersene astenere, e fanno quindi ricorso alle prostitute.

Quello che accomuna tutti i clienti delle prostitute è dunque una qualche forma di debolezza, che impedisce loro di astenersi dal sesso (ma quanti possono realmente?) e nello stesso tempo di praticarlo in forma non mercenaria. Perseguire i clienti delle prostitute significa colpire persone già deboli, è un atteggiamento vile e spregevole.

Se tanti esponenti cattolici sono orgogliosi delle loro iniziative contro i clienti delle prostitute, non è questa un'ulteriore prova della loro ossessione per il sesso? Per me la vera colpa consiste appunto nell'infierire su chi è già in condizioni di inferiorità, mentre il fatto di frequentare le prostitute in sé è qualcosa di veniale.

E le prostitute, da parte loro, sono così colpevoli? Esse mettono a disposizione il loro corpo in cambio di denaro. La colpa è evidentemente attribuita loro per il fatto che la parte del corpo che usano per il loro mestiere è l'organo sessuale. Infatti milioni di persone mettono ogni giorno legalmente il loro corpo a disposizione in cambio di denaro, senza che questo comporti alcuno scandalo. Un manovale che sposta sacchi di patate non si fa forse pagare per l'uso delle sue braccia? Si può dire che gli organi sessuali sono più privati e personali delle braccia. Ma che dire del cervello? Un professionista si fa pagare mettendo a disposizione appunto il suo cervello. Il cervello è meno privato del sesso?

Per i sessuofobi delle chiese, è quindi lecito farsi pagare per fornire prestazioni con il proprio corpo, purché non si tratti di sesso. Si tratta di una posizione evidentemente aprioristica e, tra l'altro, mai espressa in questi termini che ne evidenziano la dubbia natura.
 

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Che fare

L'unica posizione razionale, in base ai principi dell'etica, è che la persona non deve essere trattata come un mezzo, una cosa. Quindi fornire prestazioni sessuali non è immorale in sé, può diventarlo secondo le circostanze. Ciò che è immorale è lo sfruttamento, la violenza; se invece una donna sceglie di concedersi ad un uomo per denaro ma in assenza di costrizioni e di violenza, si tratta di una questione privata tra lei ed il cliente, sottoposta unicamente alla loro volontà ed alle loro coscienze. Se consideriamo che il cliente può essere un uomo infelice, con problemi fisici o psicologici, può addirittura comparire un aspetto caritatevole nella prostituzione.

Se nella nostra realtà quotidiana la prostituzione è collegata alla criminalità ed alla violenza, questo è dovuto appunto a leggi come la Merlin, che impediscono tutte le forme di prostituzione tranne quella sulle strade, ed alla presenza di organizzazioni criminali che approfittano della condanna morale e della parziale illegalità  imposta su quest'attività per esercitare lo sfruttamento sistematico e addirittura forme di schiavismo. Ma è schiavitù anche quella imposta a chi cuce scarpe chiuso in una cantina o a chi viene costretto all'accattonaggio se non addirittura al furto ed allo scippo, come capita a tanti ragazzini.

Il vero male da combattere è la tratta degli esseri umani, qualunque sia l'attività a cui sono costretti. Che si concentri l'attenzione sulla prostituzione è soltanto una conseguenza del moralismo sessuofobico. Trasportare disgraziati su navi che sono soltanto rottami sovraccarichi, per poi abbandonarli sulla costa, sembra sia meno grave che frequentare una prostituta. Ci sono esponenti cattolici, come ricordavo prima, che considerano meritevole nascondere un immigrato clandestino. Come se questo non facilitasse la tratta degli schiavi!

Se vogliamo evitare tragedie e far vivere meglio tante persone, dovremmo prima di tutto rivedere la legge Merlin, in modo che la prostituzione non sia proibita ma possa essere esercitata in forma controllata, con opportuni strumenti per combattere lo sfruttamento e la tratta delle donne.

Nello stesso tempo si deve cominciare a combattere realmente l'immigrazione clandestina, che spesso si traduce in tratta di schiavi; anche il clandestino giunto per proprio conto può facilmente cadere nelle mani di sfruttatori (non mi riferisco solo allo sfruttamento della prostituzione, ma a tutti i tipi di sfruttamento). Non si tratta di fermare l'immigrazione ma di controllarla, consentendo a tutti coloro che vogliono venire di farlo con sicurezza e con garanzie di protezione legale. Ma i criminali, italiani e stranieri, devono essere perseguiti con la massima fermezza.
 

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Le difficoltà

Si tratta appunto di stabilire regole ragionevoli ed applicarle. Purtroppo in Italia si fa esattamente l'opposto: si formulano leggi troppo complicate, a volte utopistiche, prive di relazione con la realtà, e poi si rinuncia anche solo al tentativo di applicarle seriamente, giustificandosi proprio con la complicazione e le difficoltà di realizzazione. Salvo poi dar la colpa proprio alle leggi quando capitano disgrazie troppo grandi per essere ignorate. La legge Merlin è un esempio essa stessa di provvedimento mal concepito, tale da produrre effetti totalmente diversi e contraddittori rispetto alle intenzioni del legislatore.

Il risultato è che tutti i cittadini si trovano di fatto ai margini dell'illegalità almeno in qualcosa: sfido chiunque a dire di rispettare tutte le leggi pienamente. E' notoriamente impossibile, ci sarà sempre qualche cavillo per cogliere in fallo chiunque. La conseguenza è che il cittadino può sempre essere perseguito in qualche misura, a piacimento di politici e magistrati.

L'atteggiamento della chiesa cattolica è l'origine di questa situazione. Come abbiamo visto, essa chiede a tutti gli uomini di seguire standard di comportamento irragionevoli e sostanzialmente impossibili per la maggioranza, con il risultato che proprio i fedeli vengono a trovarsi costantemente a commettere peccati, soffrire sensi di colpa e subire punizioni psicologiche ed anche a volte fisiche. Questo li rende sottomessi e malleabili; lo stesso metodo usa lo stato nei confronti di tutti i cittadini, sebbene lo faccia in modo più confuso e meno sistematico, non avendo la formidabile organizzazione monolitica della chiesa, la cui potenza si mostra oggi con la massima arroganza con le manifestazioni del Giubileo.

Altro che autorità morale della chiesa!

Stiamo precipitando in un nuovo Medioevo, come dimostrano anche le iniziative oscurantiste contro la scienza libera. I diritti umani, in particolare l'uguaglianza di fronte alla legge e la libertà di pensiero e di espressione, sono minacciati. Ricordiamoci che hanno beatificato Pio IX, l'autore del Sillabo che condannava questi diritti! Tra l'altro egli fu un persecutore degli ebrei, tanto che lo stato di Israele ha protestato formalmente per la sua beatificazione.

L'integralismo religioso è uno dei due principali nemici di oggi. L'altro è lo strapotere della grande finanza e delle società transnazionali; pur essendo in parte contrapposti, entrambi ci stanno spingendo appunto verso il nuovo Medioevo. Del resto anche il Medioevo precedente fu caratterizzato dai poteri contrapposti della chiesa e dell'impero.

Non è degno di esseri umani liberi arrendersi a questa situazione, anche se non ci fosse alternativa. Dobbiamo fare il possibile per preservare quanto più è possibile delle conquiste fatte dall'umanità dall'Illuminismo ad oggi. Internet può essere una grande arma per difendere la libertà ed i diritti umani, cerchiamo di usarla bene.
 

Alberto Cavallo, 9 settembre 2000

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